«Care amiche, donne imprenditrici insieme abbiamo fatto grandi passi»

Etta Carignani riceve il premio d’eccellenza, il riconoscimento alla carriera «Il ricordo piú bello? L’abbraccio con le colleghe dell’Est, alla caduta del muro»

Elena Commessatti

«Per mio fratello Carlo il Messaggero Veneto era “il fiore all’occhiello”, ci racconta da Roma, con la consueta brillantezza, Etta Carignani Melzi, alla vigilia della consegna dell’importante premio alla “carriera” che la marchesa riceverà domani, sabato, al castello di Susans. Durante la cena di Natale di Aidda Fvg, l’associazione che riunisce imprenditrici e donne dirigenti d’azienda di questo territorio, la spumeggiante imprenditrice riceverà dalle mani di Lilli Samer, attuale presidente della delegazione regionale, il meritatissimo “premio d’eccellenza”.

«Per il suo impegno nella crescita dell’imprenditoria femminile», si legge nell’articolata motivazione, che entusiasma e unisce tutte le socie. «Ogni anno c’è una cena di Natale e un premio. Quest’anno tocca a me», ci svela emozionata. «È il più bel regalo che mi si possa fare. È fatto con il cuore, con amicizia. Mia madre è mancata nel 1986, e io ero già entrata in Aidda dal 1982. Sono stata presidente regionale dal ‘88 fino al ‘93».

Le cariche per Etta Carignani, generosa innovatrice dentro questa importante associazione, sono sempre state in ascesa. «Ho dato tanto, ho ricevuto tanto». Nel 1993 diventa vicepresidente nazionale, poi presidente dal 1996 al 2002, e per ben due mandati triennali consecutivi. Attualmente è presidente onoraria.

«Abbiamo associato 1.200 imprenditrici. Sin dagli anni Ottanta siamo state attente all’innovazione e ai temi etici». «Mi piace ricordare un episodio di solidarietà»,aggiunge. «L’aiuto alle imprese di Bosnia Erzegovina, come Aidda Italia, dopo la tragedia della morte di Marco Lucchetta, il giornalista ucciso a Mostar nel ‘94».

Loro, le socie, «hanno trovato fondi europei, hanno attivato un container che faceva da infermeria, intervenendo nel campo profughi, con i beni di prima necessità, a Borosia, vicino a Umago».

Nella conversazione arriva anche un altro ricordo: la presenza in Germania, subito dopo la caduta del muro di Berlino: «Quando noi imprenditrici dell’Ovest abbiamo incontrato quelle dell’Est: toste, determinate, che parlavano solo russo e tedesco».

E lei: figura determinante in questo dialogo come figlia di mamma austriaca, che parla fluentemente quattro lingue e con una predisposizione naturale all’internazionalità. «Sono cresciuta con il culto dell’Europa, e ci credo ancora. Bisogna credere nel nostro paese, nella nostra bella Italia».

Proprio lei, che dall’Italia del dopoguerra aveva ricevuto gran fatica; cresciuta da una tata a Roma insieme al fratello, senza un padre scomparso troppo presto – Guido Segre, ebreo poco fortunato, e colpito dalle leggi razziali del ‘38 all’apice di fortuna e merito – e una madre in fuga dalla capitale verso Trieste, per ricostruire identità e patrimonio.

«Com’era mia madre? Una donna fortissima, che non si abbandonava mai a espressioni di pianto. Ha avuto un grande coraggio, perché non era mai stata al fianco di mio padre nella conduzione delle aziende, e alla scomparsa di papà nel 1945 ha dovuto fare tutto da sola».

E poi aggiunge: «Aveva un amore infinito per mio fratello Carlo, e di me diceva “molto buona, ma stupidina”». Immagino sorridere la mia interlocutrice dall’altra parte del telefono. «E così… io ho trascorso anni a dimostrare che ce l’avrei fatta». «In realtà – aggiunge dolcemente – più passa il tempo più mi sento vicina ai miei genitori».

Noi, da qui, ricordando di Etta Carignani tutti i successi e, tra le varie cariche, anche il potente cursus honorum in Fcem, Les Femmes Chefs d’Entreprises Mondiales, l’Ong che riunisce le imprenditrici nel mondo, non possiamo che registrare il giudizio molto piú che lusinghiero dato dal tempo e testimoniato dai fatti concreti e dai risultati di questa grande donna d’impresa. —



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