Buffa: da Hitler al Di Natale “epico”, racconto lo sport-letteratura

PORDENONE. Dal genio di Pasolini «che aveva sostenuto già mezzo secolo fa il valore narrativo e formativo dello sport» al malinconico e letterario crepuscolo di un Di Natale «il cui addio è più commovente di quello di Totti o Kobe Bryant». E poi le divagazioni sul Far East definito senza mezzi termini «il mio festival preferito» e la personale dichiarazione d’amore ai friulani «capaci, come conferma Zico, di regalare un calore umano insospettabile e custodire come nessun altro popolo identità e memoria».
Parole e musica di una rapsodia friulana firmata Federico Buffa. Il più evocativo storyteller italiano, prima di salire domenica sera sul palco pordenonese di Cinemazero per raccontare live la storia di Jesse Owens, ci ha concesso un’intervista sul suo rapporto con il Friuli tra sport, letteratura e cinema. Un Buffa protagonista nei mesi scorsi dello spettacolo teatrale “Le olimpiadi del ’36”, poi autore del suo primo romanzo, “L’ultima estate di Berlino”, ora la storia di Owens e l’esperienza da doppiatore nel film “Race”.
Tutto ruota attorno ai giochi del ’36. Perché questa attrazione fatale per le “olimpiadi hitleriane”?
«Sono passati 80 anni e sono state le più importanti di sempre non soltanto per l’aspetto drammaturgico, per il nazismo e la catastrofe imminente. C’è una quantita di storie straordinaria, a cominciare da quella di Owens. Sono le più romanzabili e teatrali. I nazisti volevano creare un ponte ideale tra antica Grecia e Terzo Reich con l’idea della fiamma olimpica.
Non a caso ne è nato anche il più grande documentario sportivo di tutti i tempi, quello di Leni Riefenstahl che, per inciso, aveva chiesto per rispettare l’usanza antica che i tedofori corressero nudi. L’unica sua richiesta che Hitler non accolse».
Anche le olimpiadi del ’60 a Roma sono caratterizzate da storie uniche: perché in italia fatichiamo a vedere nello sport la sua valenza epica e letteraria?
«Non mi capacito di come quelle olimpiadi non abbiano mai avuto un riscontro cinematografico. Eppure, per certi versi, sono le più suggestive. Nessuno ha mai avuto il privilegio di far correre una maratona ai Fori Imperiali. Del resto non abbiamo neppure una targa commemorativa per i mondiali del ’34 o uno stadio intitolato a Vittorio Pozzo, il più vincente allenatore di sempre. Era sacrosanto quello che diceva Pasolini sul valore letterario, evocativo e formativo dello sport, visto come linguaggio universale.
Anche per me è l’unico vero esperanto dei popoli. La valenza estetica ed umana dell’atto sportivo può essere colta da chiunque a prescindere dalle differenze linguistiche. Nei paesi anglosassoni l’epica sportiva è aspetto fondativo dell’esistenza e non permetterebbero mai al cinema e alla scuola di non interessarsene. Da noi, sullo sport, la scuola e il cinema hanno sempre abdicato».
Personaggi friulani: cosa rappresentano nell’ “immaginario buffiano” Zoff, Di Natale e Zico?
«Zoff l’ho incontrato per la prima volta un anno fa. Mi ha parlato della sua vita come se ci conoscessimo da sempre. Gli sportivi quando sono grandi uomini si sentono compresi e si mostrano per quello che sono. Di Natale? Il suo tramonto è una storia più commovente di quella di Totti, che è di Roma ed è la Roma. Accomuno Di Natale proprio a Zico, apparentemente così lontani da Udine come provenienza e caratteristiche umane. Eppure due anni fa, durante il mondiale in Brasile, quando gli si parlava di Udine Zico si illuminava.
Ennesima conferma che i friulani sanno regalare un calore insospettabile a chi ospitano. Il Friuli ha una malìa tutta sua. Capisco perchè Totò abbia scelto di sacrificare la possibilità di vincere pur di vivere in questa terra. Amo il fatto che i friulani, anche quelli che sono immigrati ovunque nel mondo, preservino come un valore inestimabile identità e memoria».
Ora il Far East Festival?
«Non posso mancare. È il mio festival preferito e non solo perché adoro il grande cinema orientale. La location e l’ organizzazione sono perfette. Poi, si esce dalla sala, si degusta un bianco eccellente a un prezzo democratico e si rientra. Fantastico. Per me basterebbe questo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto