Con i Brisighelli un secolo di foto che raccontano il Friuli
I tre artisti hanno raccontato il ’900 con le loro immagini. Un libro celebra il loro lavoro

I tre fotografi Attilio, Giuseppe e Paolo Brisighelli e la loro grande passione: fotografare il Friuli con la sua natura e con la sua gente sono le fondamenta sulle quali è costruito il libro Il Friuli nel Novecento. Per tutto il XX secolo i principali eventi che hanno caratterizzato il territorio e la popolazione friulana sono stati al centro della loro fotografia e sono stati immortalati con amorevole passione e capacità tecnica sia nell’utilizzo della macchina fotografica che nell’attività di stampa.
La composizione paesaggistica e la continua ricerca del mondo delle tradizioni friulane ha contraddistinto l’opera di questi tre maestri-artigiani della fotografia, che hanno lavorato nei loro laboratori a Udine per tutta la vita, creando un archivio con decine di migliaia di lastre e negativi, di cui le immagini riportate nel libro sono soltanto una parte infinitesimale, ma fortemente significativa, della loro opera costruita percorrendo in lungo e in largo il territorio per carpirne i segreti più intimi.

Fotografie scelte con grande attenzione e predisposte in un accurato percorso spazio temporale e per argomenti dall’autore Paolo Brisighelli, che ha una profonda e completa conoscenza del vasto archivio fotografico di famiglia.
Il libro si presenta, dunque, con significativi capitoli che riescono a dare un esauriente quadro del Friuli dei Brisighelli: la montagna (1903 – 2000), il medio Friuli (1903 – 2000), avvenimenti e matrimoni, il mare (1903- 2000), l’industria friulana (1930 – 2000), terremoti 1928 e 1976, panoramiche.
Sono messi in luce la Carnia, la Val Canale, la campagna friulana spaziando dalla sinistra alla destra del Tagliamento e in tutti i diversi aspetti: il paesaggio naturale e umanizzato, prestando grande attenzione alla presenza femminile, il mondo contadino con il lavoro dei campi e l’allevamento del bestiame e quello delle tradizioni popolari con le feste paesane, il mare, Grado e Lignano, con la natura e le attività lavorative, la pesca e il turismo, la nascita e lo sviluppo dell’industria e i disastrosi terremoti con in grande evidenza i monumenti civili e religiosi distrutti dalla natura e ricostruiti dall’uomo tali e quali.
L’archivio analogico da cui vengono attinte le fotografie è composto da circa 35.000 lastre e negativi che riguardano l’intero territorio carnico e friulano, con foto che vanno dai primi anni del ‘900 ai nostri giorni e che, tra l’altro, comprendono reportage dei grandi eventi storici che hanno coinvolto tutte le località e la gente friulana: la Grande Guerra, il fascismo, il terremoto del 1928, e quello del 1976, sono grandi scansioni temporali su cui si sono soffermati, via via, i tre fotografi nell’arco della loro vita professionale.
Ci sono, poi, migliaia di negativi che riguardano l’industrializzazione, circa 9.000 sono le foto delle Officine Danieli, da quelle che ritraggono la fabbrica con i primi macchinari degli anni '30 fino alle immagini delle attività lavorative della fine del secolo scorso, alcune significative sono state scelte e riprodotte nel libro.
A completare l’archivio ci sono altre 4.000 foto di altre industrie friulane e alcune migliaia, eseguite su commissione, riguardanti i soggetti più disparati, anche immagini pubblicitarie che si soffermano sulle principali attività commerciali della provincia.
Negli ultimi anni Paolo Brisighelli ha dato vita ad un archivio digitale di circa 25.000 fotografie che vanno dal duemila ad oggi e che sono importanti perché leggono il cambiamento in atto nel territorio, continua, quindi, la raccolta di immagini di una vera e propria storia fotografica del Friuli.
Quello che accomuna le tre generazioni di fotografi è senz’altro la passione per la fotografia paesaggistica e per le tradizioni popolari che li ha visti sempre attivi nei diversi periodi storici. Paolo Brisighelli l’autore del libro, di fatto, continua il lavoro di suo nonno e di suo padre contraddistinto da capacità artistiche ma soprattutto dall’amore per il Friuli.
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