Arrivano “I figli di Sam”: un documentario sbatte il mostro in prima tv

In loop da un milione di anni, le repliche dei tre “Csi” (Las Vegas, Miami, New York) fanno capire perfettamente quanto il genere crime sia benvoluto nel nostro paese. Abbiamo citato “Csi” perché, prima o poi, la scienza dovrà studiare questa forma bizzarra e aggressiva di moto perpetuo, ma gli esempi potrebbero essere infiniti: la tivù, senza parlare del cinema e della letteratura, pullula di poliziotti e di assassini praticamente da sempre. Poliziotti e assassini fittizi, poliziotti e assassini reali: se il genere crime furoreggia, appunto, anche il genere true crime non lesina certo sulla propria fertilità.
Ne sa qualcosa Netflix, dove i documentari legati alla cronaca nera (anzi: rosso sangue) non smettono di moltiplicarsi. Pensiamo a “Lo squartatore”, che ci racconta il serial killer Peter Sutcliffe, pensiamo a “Night Stalker”, che ci racconta il serial killer Richard Ramirez, pensiamo a “Il caso del Cecil Hotel”, che ci racconta la strana morte di Elisa Lam. Oppure pensiamo all’ultimo arrivato, I figli di Sam, che ci racconta il serial killer David Berkowitz attraverso gli occhi di Maury Terry: un giornalista investigativo letteralmente ossessionato dalla ricerca della verità.
È Berkowitz l’unico mostro da sbattere in prima pagina, come vogliono i reporter, i detective e i tribunali, o dietro di lui ha tramato un malvagio (inafferrabile) gruppo di satanisti?
Quattro puntate costruite in modo minuzioso e avvincente, un finale da applauso, l’inquietudine che ti si appiccica addosso: il regista Joshua Zeman firma un lavoro di altissimo livello, imprimendo al realismo dell’inchiesta (materiali d’archivio, testimonianze recenti, poche licenze narrative) il respiro del grande thriller. Con buona pace di chi vive fuori dal tempo e si ostina a pensare che i documentari siano roba noiosa.
I figli di Sam: verso le tenebre, Regia di Joshua Zeman (Netflix)
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