Arianna Ciccone: «Informare non basta piú, bisogna essere attivisti»

UDINE. Coraggio, responsabilità e forte spirito critico. Nel mondo contemporaneo chi fa giornalismo deve essere anche un attivista, ovvero in grado di schierarsi dalla parte della libertà di parola: oggi fare solo informazione non basta piú.
Anche perché, poi, il problema è come la si fa l’informazione, sottoposta a continue intimidazioni, minacce e, piú in generale, pressioni da parte dei “potenti”.
“Giornalismo. La battaglia per essere liberi” è stato il titolo della lectio magistralis di Arianna Ciccone, co-fondatrice e anima del festival internazionale di giornalismo di Perugia, che assieme a Fabio Chiusi ha affrontato il tema della libertà di stampa, duramente messa alla prova nella maggior parte dei Paesi del pianeta.
«Dobbiamo essere attivisti e prendere coscienza dell’emergenza democratica che stiamo attraversando - ha sottolineato la giornalista, fondatrice anche del blog collettivo Valigia Blu - soprattutto come cittadini. Tutti siamo chiamati a sviluppare un forte senso critico nei confronti della realtà che ci circonda, non delegando solo al giornale o alla tv la funzione di informazione; uno sforzo che richiede impegno e fatica, ma che dobbiamo a noi stessi e alla società».
Un invito a una partecipazione attiva, che stimola colleghi e cittadini ad “attrezzarsi” rispetto alla «voglia di disinformare del potere, divenuto abilissimo nella comunicazione e nella propaganda».
Come? Informandosi sul web, controllando fonti, incrociando e verificando notizie; non rimanendo, insomma, inermi dinanzi alle informazioni calate dall’alto, e avvicinandosi al digitale, «dove si respira aria di libertà» e si riesce ancora a “smontare” verità e bugie.
Nel tratteggiare i volti di quei giornalisti che ogni giorno combattono attivamente la loro piccola grande battaglia per un’informazione libera, dal Messico al Sudan, dalla Turchia all’Italia, Ciccone ha ribadito come la libertà di stampa «è sotto attacco» e se da un lato l’era digitale ci ha resi piú liberi, dall’altro l’informazione è sotto ostaggio, in pericolo, quasi un bersaglio da colpire.
Sottolineando che il 40% della popolazione mondiale ha accesso alle notizie, ma solo il 16 può fruire di un’informazione libera, la giornalista ha poi spostato il focus sulla situazione italiana, dove tra un vuoto culturale del digitale della classe dirigente, minacce dei boss di pressioni politiche, la libertà d’espressione è a rischio, soprattutto per quei giornalisti freelance che, sottopagati ed esclusi da qualsiasi copertura e garanzia, scelgono la strada obbligata dell’autocensura.
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