Andrea Comuzzo: «Con l’hip hop sono arrivato in tv»



È friulano uno dei professionisti coinvolti in 50 spot televisivi realizzati a Roma insieme al talent scout Luca Tommassini e al guru dell’hip hop italiano, Filippo Rinaldi: una produzione imponente per Tim, Sanremo e Costa Crociere. Dal serale di “Amici” - dove è ospite come professionista dal 2018 - alle tournée per i concerti di Laura Pausini, Andrea Comuzzi tiene viva la sua prima passione, quella delle lezioni di hip hop agli allievi che lo seguono on line dalle scuole in cui insegna, in Friuli e in Veneto.

Da un incontro folgorante con il genere di cui è pluripremiato interprete, il giovane danzatore e coreografo di Pozzuolo si è guadagnato un posto al sole in quella che è la grande famiglia dello spettacolo, lavorando per Sky, Upfront e Mediaset, declinando con perseveranza un impegno fisico e mentale non da poco.

Come è riuscito a completare il progetto televisivo che l’ha portata a Roma i giorni scorsi?

«Il progetto al quale ho partecipato in veste di ballerino e assistente coreografo, è stato molto faticoso vista l’emergenza in corso e i rigidi protocolli. Eravamo sottoposti a tamponi rapidi e molecolari ogni 3 giorni, in sala prove e sul set indossavamo sempre i dpi, spesso mantenendo le distanze anche durante le performance».

Hip hop: cosa andrebbe valorizzato nel nostro territorio?

«Scarseggiano eventi di livello. C’è ancora la visione che i ballerini siano un “extra” non sempre necessario. Sono i ballerini stessi a creare eventi in cui performare, e sono comunque pochi. Gli artisti emergenti ho la sensazione che lascino il territorio prima di emergere, attirati dalle possibilità di città più grandi. Vedo ormai pochi progetti artistici pensati, prodotti e realizzati in regione, tra quelli che coinvolgono la danza hip hop».

Qual è la situazione oggi in Friuli?

«L’hip hop come disciplina è ormai molto diffuso e ha trovato il modo di adattarsi ai vari ambienti e alle differenti necessità lavorative, sviluppando correnti e filosofie di movimento molto varie. In questo preciso periodo storico purtroppo la danza è molto penalizzata. Le palestre, le scuole e le sale sono chiuse ormai da un anno e il settore si adatta come può. Le lezioni si sono spostate online con piattaforme di streaming video che però non sono ancora, e forse mai saranno, una valida alternativa. Per ora è l’unica che abbiamo e la sfruttiamo per favorire l’aggregazione, il confronto, la condivisione e, dove si può, lo studio della danza».

È più difficile la professione se si inizia in un territorio “decentrato” come il nostro?

«Abitare in una grande città dà sbocchi e possibilità di lavoro tanto quanta concorrenza. È ovvio però che a certi livelli essere vicino a città come Roma e Milano dà una libertà di azione, che 7 ore di treno e un hotel non consentono».

Come si presenta oggi il mercato musicale e coreutico hip hop?

«La musica pop e hip hop si è ormai mescolata ad altre correnti musicali, è difficile trovare “l’autenticità” in un suono o un movimento. Ma credo che il cambiamento sia parte del gioco, che ci piaccia o meno. Oggi è molto più semplice accedere alla musica di quando andavo a lezione con lo zaino pieno di cd. Questo crea un ricambio continuo di artisti, brani e stili ma rende possibile anche una ricerca oltre al commerciale. I grandi artisti del panorama musicale oltreoceano, oggi più che mai, per le loro performance collaborano con ballerini e coreografi di fama internazionale. Aspettiamo che anche in Italia seguano l’esempio». —

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