Ambiente, il diritto di vivere in città

Il saggio
Qual è il ruolo delle città nell’epoca della transizione climatica? Il libro “Ecologia sociale e diritto alla città” (edizioni Zero in Condotta), compendio di saggi di studiosi internazionali, declina il cruciale e attuale tema della crisi ambientale calato negli spazi urbani. Uno dei curatori è Federico Venturini, geografo, ricercatore all’Università degli Studi di Udine, che ha anche firmato assieme a Selva Varengo l’introduzione all’edizione italiana.
In un'epoca caratterizzata da profondi cambiamenti climatici, l’esigenza di chiarezza è più che mai cruciale. L'’state del 2023 è stata la più calda mai registrata (aspettiamo i dati definitivi per il 2024) e, anche secondo altri indicatori (estensione del ghiaccio artico/antartico, temperatura di picco, temperatura degli oceani), la Terra si sta surriscaldando. Questo ha inevitabilmente conseguenze disastrose dirette, come l'incremento degli incendi (basta pensare ai drammatici episodi in Nord America e in Grecia – e qui vicino a noi, in Carso e Val Resia) o la mancanza di acqua per l'irrigazione (la Spagna si sta inaridendo sempre di più, la Sicilia e il Sud d’Italia hanno vissuto un’estate drammatica), con conseguente aumento delle difficoltà nell'approvvigionamento alimentare.
Nel 2009 sono stati definiti i nove Confini Planetari, ovvero quei limiti entro i quali l'umanità può continuare a svilupparsi e a prosperare in sicurezza. Nel 2023 tutti questi confini planetari sono stati finalmente valutati (Richardson et al. 2023): sei confini (perdita della biodiversità, inquinamento da sostanze chimiche, cambiamento climatico, utilizzo delle acque dolci, modifica del sistema agrario, ciclo dell'azoto e del fosforo) sono stati superati e la pressione sta aumentando sugli altri tre (riduzione dell'’ozono presente nella stratosfera, acidificazione degli oceani, rilascio di aerosol nell'atmosfera).
Sembra quasi assurdo che, di fronte a questi dati e a situazioni che possiamo vedere anche con i nostri occhi, discorsi qualunquisti o negazionisti della crisi climatica continuino purtroppo ad essere diffusi. É necessario contrastarli con informazioni accurate e approfondite ma dobbiamo anche capire come agire.
L’esistenza e la diffusione di movimenti come Fridays For Future ed Extinction Rebellion svolgono un ruolo cruciale nella sensibilizzazione sull'urgenza della crisi ambientale. Bisogna certamente supportare esperienze come queste cercando però anche di impegnarsi ad arricchire le loro analisi e le loro visioni che risultano talvolta limitate solo alla mera richiesta di difesa ambientale. In questo senso l’approccio dell’ecologia sociale risulta fondamentale per mettere in luce come le crisi sociali e le crisi ambientali siano strettamente interconnesse e indissolubilmente legate tra di loro. Non può esservi infatti giustizia climatica ed ecologica senza che vi sia nello stesso tempo giustizia sociale.
In questo solco la traduzione di questo testo in italiano è un passo importante e necessario perché contribuisce a colmare un vuoto nella letteratura in italiano sull’ecologia sociale e sul diritto alla città, fornendo alle lettrici e ai lettori nuove prospettive su questioni cruciali e aiutando a diffondere una comprensione più completa dei legami tra società e natura in un'epoca di grandi cambiamenti globali.
Pubblicato per la prima volta in inglese nel 2019, il presente volume riempie anche una lacuna nel panorama delle pubblicazioni sull'ecologia sociale, campo ancora poco esplorato in Italia al di fuori dei testi su e di Murray Bookchin (1921-2006), il fondatore di questa corrente di pensiero. Il valore di questa traduzione risiede quindi sia nell'introduzione ad alcuni dei concetti chiave dell'ecologia sociale, sia nell'approfondimento di tematiche e problematiche tremendamente attuali. In questo percorso il recupero del concetto di diritto alla città, ancora così poco conosciuto in Italia, può risultare uno strumento interessante specialmente ora che sempre più la popolazione mondiale vive in spazi urbani.
Il sociologo e filosofo francese Henri Lefebvre ne parla in una delle sue opere più significative, Le droit à la ville, edito nella primavera del 1968 in un periodo di grande urbanizzazione e partecipazione civile. Con il diritto alla città Lefebvre intendeva affermare la possibilità di poter vivere pienamente la città, sia accedendo alle sue risorse sia partecipando in modo diretto alle decisioni. In tal senso il diritto alla città si configura come riappropriazione della capacità creativa e progettuale di tutti coloro che abitano e attraversano lo spazio urbano. Reclamare il diritto alla città sottintende l’idea che essa possa costituire un luogo di emancipazione e creazione di nuove forme di socialità. L’attuale pubblicazione può essere vista come una raccolta di esperienze e visioni, una sorta di scatola degli attrezzi che possa aiutare ad ispirare nuovi cammini.
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