Alessandro Barbero: «In un romanzo vi racconto la guerra civile americana»

E' tra i vincitori a Lignano. La cerimonia online sabato 27. «Nell’era post Covid utilizzeremo sempre di più le tecnologie»
Udine, 20-10-2019 - Teatro Nuovo Giovanni da Udine - ALESSANDRO BARBERO: NAPOLEONE E L’ARTE DELLA GUERRA LEZIONI DI STORIA - ROMANZI NEL TEMPO una collaborazione EDITORI LATERZA e FONDAZIONE TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE Alessandro Barbero insegna Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale, sede di Vercelli - Foto © 2019 Alice BL Durigatto / Phocus Agency
Udine, 20-10-2019 - Teatro Nuovo Giovanni da Udine - ALESSANDRO BARBERO: NAPOLEONE E L’ARTE DELLA GUERRA LEZIONI DI STORIA - ROMANZI NEL TEMPO una collaborazione EDITORI LATERZA e FONDAZIONE TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE Alessandro Barbero insegna Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale, sede di Vercelli - Foto © 2019 Alice BL Durigatto / Phocus Agency

Tra i vincitori del Premio Hemingway 2020, che sarà virtualmente consegnato sabato 27 alle 18.30 sempre online sul sito premiohemingway.it, c’è lo storico Alessandro Barbero nella categoria L’Avventura del pensiero, “per la sua capacità, così la motivazione, di rendere viva e soprattutto empatica una materia di studio spesso concepita come asettica attraverso uno stile narrativo sobrio equilibrato e avvincente, e una conoscenza vastissima dei periodi trattati. Per Barbero raccontare la storia significa raccontare la vita di tutti: cosa significa, nel bene e nel male, essere umani e stare al mondo”.

E allora gli abbiamo chiesto quanto e perché è importante conoscere la Storia? E se vale ancora la definizione di maestra di vita?

«La storia è maestra non nel senso che ci siano delle leggi per cui chi l’ha studiata è in grado di prevedere il futuro. Certo è che la storia ti offre un catalogo infinito di cose successe cui far riferimento, cose mai uguali ma paragonabili, si. Conoscere gli esempi di situazioni analoghe accadute in precedenza ci aiuta a decodificare meglio il presente».

La storia è piena di periodi paragonabili al nostro, di pandemie, pestilenze, quali scenari si immagina dopo questa pandemia?

«Noi storici siamo in grado di dare una valutazione di un avvenimento e delle sue conseguenze, quando l’avvenimento sia concluso. Cosa che nel caso della presente non è. Ammettiamo che sia effettivamente finita e immaginiamo le conseguenze. La prima è sicuramente la forte accelerazione che essa ha impresso nell’uso delle tecnologie, che continueremo a usare anche senza esserne costretti visti gli enormi vantaggi. Anche se, come nel caso della scuola e dell’università dove sono stati eccezionali tappabuchi – e in questi devo dire che la scuola e l’università italiane sono state davvero al di sopra anche di paesi più avanzati-, guai se dovessimo essere obbligati solo dentro queste dimensioni tecnologiche.

Quanto a quello che diranno gli storici del futuro, ad esempio sullo stato dell’Unione Europea, potranno dire che da lì è cominciato un rinnovato entusiasmo per cambiare veramente il destino e il senso della stessa oppure che è da lì che è cominciato il suo fallimento. Certo è che una cosa abbiamo capito, viviamo in un epoca in cui l’intrico e la sovrapposizione dei poteri per quanto riguarda le competenze è talmente sfuggente per cui non si sa chi deve prendere le decisioni, come abbiamo visto nei giorni drammatici di questa emergenza. Non si sa! sembra essere diventato il leit motiv di questi tempi. Siamo governati da meccanismi il cui funzionamento nessuno conosce bene. È questa e forse la cosa più interessante su cui ragionare».

Oltre che autore di saggi e studi storici, Barbero è anche scrittore di romanzi che affondano si nella Storia, ma la travalicano in una narrazione di fantasia, come, tra gli altri, quel “Bella vita e guerre altrui di Mr Pyle, gentiluomo”, un poderoso romanzo sulla guerra franco prussiana del 1806 che nel 1996 gli valse il Premio Strega.

Come nasce la voglia di inventare una storia?

«Innanzitutto devo dire che a me piace scrivere, lo trovo grandemente gratificante. Faccio inoltre un mestiere, lo storico, nel quale scrivere è sempre stato fondamentale, ogni tanto scrivo anche romanzi perché in certi casi ti trovi di fronte a un argomento su cui magari non hai voglia o titoli per impostare una vasta ricerca, ma invece rappresenta uno stimolo per ricostruire le esperienze calandomi nella testa delle persone che le avevano vissute.

Nel caso del romanzo citato, a un certo punto, dopo un’infanzia passata a giocare a soldatini napoleonici, avevo voglia di capire cosa si provava a vivere a quell’epoca e il romanzo mi è sembrata la formula più giusta per realizzare questa mia ambizione. Quel romanzo è tanto grosso, perché avevo voglia di vivere nell’Europa napoleonica, al riparo da tutti i guai, malattie veneree e palle di cannone comprese: me lo sono portato dietro dieci anni quel romanzo, perché mi divertivo da matti a scriverlo».

Il prossimo libro?

«Dribblo la domanda, dicendo che pubblicherò a breve da Sellerio, un romanzo che avevo da tempo nel cassetto ambientato durante la guerra civile americana».

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