Al Palamostre a Udine Alberto Bertoli canta con le canzoni del padre
Si esibirà al Palamostre in occasione della Giornata della disabilità: «Un disco con duetti virtuali per ricordare i tanti momenti trascorsi assieme»

Due voci che si rincorrono nel tempo. A 20 anni dalla morte di Pierangelo Bertoli, 80 dalla sua nascita, il figlio Alberto ha voluto incidere “Due voci intorno a un fuoco”, un album in duetto virtuale con il padre in un percorso che fonde il passato e il presente in un unico e potente canto. Lo porterà sul palco del teatro Palamostre domani, 10 dicembre, alle 20.45 nel corso di un evento organizzato in occasione della giornata mondiale della disabilità, da Zio Pino Baskin Udine con Euritmica.
Un tributo a suo padre?
«Sono tante le cose che mi ha lasciato, ma mi premeva principalmente riportare alcuni aspetti emotivi, familiari che riguardano la sua presenza, enorme. Ho pensato di fare un disco con lui e con le sue canzoni dal punto di vista ideologico, formativo, ma anche ludico, in ricordo dei momenti trascorsi insieme intorno a un tavolo quando, dopo aver mangiato, spuntava la chitarra e si cantavano le canzoni. Durante lo spettacolo, emergeranno anche queste atmosfere e verranno proiettate immagini tratte dall’archivio di famiglia».
C’è pure un inedito?
«Sì, il doppio LP contiene “Star con te”, canzone inedita di cui mio padre scrisse il testo e io la musica. Ci sono delle cose che hanno bisogno di un momento speciale per uscire e pensavo che questo potesse essere quello giusto. È una sorta di passaggio del testimone fra padre e figlio».
L’eredità civile di Pierangelo Bertoli è imponente. Un messaggio attuale?
«Le colonne portanti della sua produzione musicale sono legate ai diritti civili, alla speranza, con uno sguardo dritto e aperto nel futuro, questa è la loro attualità. Era solito raccontare con orgoglio che una volta, durante un trasferimento aereo, due passeggere lo avevano indicato come “il cantautore che canta canzoni per le donne”. E poi la tematica ambientale, l’appello a tutelare i fragilissimi equilibri del pianeta trattato da “Eppure il vento soffia ancora”, un manifesto in musica dell’ecologia. Il bisogno di raccontare è sempre stato forte in lui, ciò non toglie che la sua è stata una delle più belle voci della musica italiana».
Con suo padre la disabilità è salita sul palco. Non senza difficoltà. Cos’è cambiato da allora?
«È cambiato tantissimo, dal punto di vista televisivo e sociale. Nel 1991, quando Aragozzini portò mio padre a Sanremo, gli chiese di mettersi una coperta sulle gambe, lui, intanto, girava l’Italia facendo concerti e “concedendosi il lusso” di vivere una vita normale senza fare leva sulle difficoltà ma concentrandosi sulle proprie potenzialità. Uno sprone per tante persone. Il pietismo e la tendenza alla spettacolarizzazione purtroppo esistono ancora, ma fortunatamente esistono anche tanti esempi che propongono le differenze come occasioni di arricchimento».
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