«Ad Aviano oggi festeggio i miei primi 70»

Da anni il ciuffo rock più celebre dei Sessanta vive in Friuli con la moglie Tracy e il piccolo Ryan. «Io e Mal ci divertiamo»

AVIANO. «Sono un anticonformista: probabilmente domani sera (stasera per chi legge, ndr) ci fermeremo a mangiare sull’Appennino, e se trovo una pasticceria potrei comprare una piccola torta da mangiare con mia moglie e mio figlio»: niente feste faraoniche per i 70 anni di Bobby Solo, all’anagrafe Roberto Satti, laziale di origine ma avianese d’adozione, ma ricorrenza con le persone più care.

L’Elvis italiano è diventato friulano per amore della moglie Tracy, figlia di americani che erano di stanza alla base Usaf: «Ho abitato a Verona e prima a Roma, Civitavecchia e sul lago di Garda. Poi ho conosciuto lei. I suoi genitori adesso sono in Alabama, ma hanno trascorso alcuni anni ad Aviano. Siamo stati qui per otto anni in una casa piccola, poi Tracy mi ha fatto capire che le piaceva il Friuli, già da quando ci viveva negli anni 80».

Dopo quattro anni la coppia, allietata nel frattempo dall’arrivo del piccolo Ryan che oggi ha due anni e mezzo, ha acquistato una casa più grande: «Abbiamo deciso di stabilirci definitivamente a Aviano anche se è un po’ lontano dai luoghi dove mi esibisco. Mi fa buona compagnia Mal, che abita a Pordenone». Un’amicizia, quella con il cantante dei Primitives, nata nel 1965: «Facevamo squadra con Morandi e Little Tony - prosegue Bobby Solo -. Adesso lui è molto indaffarato con il golf che a me non piace, io mi dedico ai pesi».

Qui è il cittadino più celebre: «Ormai conosco tutti - prosegue - perché questa non è una metropoli. Mi trattano con molta simpatia e calore. Ho conosciuto Stefano Gislon, che mi ha fatto le foto dell’ultimo disco Meravigliosa vita, un ragazzo con belle idee. È un artista, molto bravo come chitarrista e vorrei andare a lezione da lui: io sono autodidatta e ho un’età matura, ma non si finisce mai di imparare».

Del Friuli gli piace tutto: «Tutta l’Italia è un universo di sapori e di colori - racconta - e il Friuli non è da meno. Mi piace il cabernet e qualche volta mi concedo il frico che è un po’ pesante, ma saporito. Mi ricorda mia mamma che era triestina e faceva le patate in tecia. Poi mi piacciono i prosciutti, quello di Sauris, e i formaggi, ma bisogna stare attenti dopo una certa età altrimenti bisogna fare come Morandi e correre tre ore. A me, invece, piace andare a passo molto lento».

Ad Aviano lo si incontra al supermercato o alla lavanderia a gettone: «Ho fatto tre concerti per l’asilo parrocchiale - afferma - e per gli ammalati del Cro. Il 7 maggio, invece, mi esibirò a Castello di Aviano perché me lo ha chiesto il prete. Io ci vivo con la gente, per me è importante interagire con le persone di tutte le generazioni».

Un cantante non imbullonato nel passato: «Ci sono ragazzi di 16 anni che mi chiedono di fare i selfie con loro - racconta -. Rifuggo dallo stereotipo del cantante degli anni 60 con lo smoking, ma ho fatto anche altro: blues, country, ho cantato Sinatra, Dean Martin, Nat King Kole. Per me sarebbe monotono ripetere le stesse cose all’infinito. Il mio ultimo disco Meravigliosa vita adesso penso che sia il più bello della mia vita, ma tra otto mesi magari vorrò farne un altro».

Grazie alle conoscenze friulane è riuscito anche a ricostruire anche una parte della sua storia: nei mesi scorsi gli è stato consegnato il foglio matricolare del padre, classe 1908, aviatore durante la seconda guerra mondiale con due medaglie al valore: «Ringrazio il colonnello Savoldi - spiega - perché ha fatto una lunga ricerca. Per la memoria di mio padre, perché ha servito il paese, mi hanno dato il permesso di entrare in base».

Non resta che fargli gli auguri citando Ligabue e la celebre Buon compleanno Elvis: «Io sono innamorato di Elvis - conclude - delle sue prime canzoni e della magia che creava. A quelli di 45 o 50 anni piace l’Elvis di Las Vegas con le tute bianche, a me l’Elvis ruspante, quello con le giacche a quadri, i pantaloni larghi, i mocassini e i calzini bianchi che faceva le giravolte, che quando cantava alla radio tutti pensavano fosse di colore». Be’ con quella voce...».

Donatella Schettini

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