A Udine una mostra sulla storia del teatro

Martedì 14 novembre Patui e Tamburlini accompagneranno gli spettatori in una visita guidata alla rassegna

UDINE. Al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, nel foyer e nei corridoi di prima e seconda galleria è in corso “Udine, la città dei Teatri” una mostra a cura di Paolo Patui e Francesca Tamburlini per la Fondazione Teatro Nuovo in collaborazione con la biblioteca Joppi, l’archivio di Stato di Udine, l’ateneo di Udine, il Dipartimento di Studi Umanistici Dium.

La storia dei teatri di Udine viene raccontata in questa mostra espositiva attraverso documenti d’archivio, immagini, fotografie, manifesti, locandine. Martedì 14 novembre, alle 17.30, Paolo Patui e Francesca Tamburlini proporranno al pubblico una visita guidata.

Gli edifici teatrali sono stati nei secoli un punto di riferimento fondamentale all’interno della vita di una comunità urbana. Questa funzione di svago, ma anche di conoscenza nonché di formazione di una coscienza collettiva, è stata presente anche a Udine fin dal 1600, grazie all’attività di una tipologia assai ampia di spazi teatrali. Si tratta di una storia lunga e ricca eppure inspiegabilmente rimossa.

Fuggito dalle piazze, il teatro a Udine si intrufola nella sala della Loggia trasformata fin dal 1671 in un vero e proprio Teatro Contarini, troppo spesso vittima di incendi e danneggiamenti.

Si chiude tutto allora e mentre gli amministratori comunali cercano soluzioni varie, il conte Mantica costruisce un teatro che porterà il suo nome, laddove Carlo Goldoni in persona fu ospitato e laddove nel 1754 il cardinale Dolfin piazzerà al posto dello sconveniente edificio la chiesa della Purità.

È emergenza. A Venezia, Trieste, Padova, Vicenza, c’è un teatro fonte di prestigio e decoro. Perché a Udine no? Un gruppo di nobili famiglie mette i denari per l’acquisto e la costruzione del Nobile Teatro di Società: siamo nel 1770, tra via Savorgnana e la futura via dei Teatri. Si tratta di un edificio piccolo eppure Napoleone vi viene ospitato e attori di primissimo livello ne calcano il palco.

Ma viene il tempo di uno spazio più ampio, perché il teatro è ormai cibo per la fame di prestigio sociale. Servivano soldi e la borghesia udinese era disposta a fornirli in cambio dell’ingresso nella nuova società non più Nobile: si cancellarono li nomi delli Proprietari sovraposti alle singole porte delli palchi, sostituiti da soli numeri.

È il 1853, il Teatro Sociale restaurato venne inaugurato con un “Rigoletto”. Molta musica, ma anche moltissimo teatro di qualità, mentre il mondo pare essersi rovesciato: l’evento scenico a lungo senza una propria casa, ora accoglie nell’edificio teatrale ogni genere di manifestazione.

All’arrivo del corriere di Vienna nel 1848 Udine fu la prima città d’Italia a sapere delle sommosse viennesi, come descritto dal conte Toppo: 18/3 la sera vi fu teatro illuminato, si cantò l’inno di Pio IX che quello di Ferdinando non lo vollero. Il Teatro fu inquieto... sventolavano fazzoletti e bandiere tricolori... Ma evidentemente un solo teatro non era più sufficiente.

Ecco allora sorgere il Minerva, inaugurato nel 1856 e sorto quasi di fronte al Sociale. Una struttura più popolare, capace di accogliere trionfalmente nel 1867 Garibaldi e altri spettacoli stupefacenti come il circo Henry che 1897 presentò l’elefante ammaestrato Blondin, forse il primo pachiderma visto a Udine!

Nel 1896 arrivò il cinematografo Lumière a proiettare fra l’altro “Chi la fa l’aspetti” e “L’arrivo di un treno”. Il Minerva continuava a stupire Udine e con lei gli altri teatri sorti poco dopo, fra cui il Nazionale, casa del marionettista Reccardini, inventore di Facanapa.

Poi arriva il ’900, il cinema, l’inadeguatezza delle vecchie strutture, le guerre: tutto contribuì alla sparizione dei nostri teatri storici, demoliti e abbattuti, mentre si dibatteva su un fantomatico nuovo teatro.

Per volontà della Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine e con il contributo della biblioteca Joppi e dell’Archivio di Stato di Udine, assieme all’insostituibile e indispensabile competenza di Francesca Tamburlini si è creata questa mostra che attraverso documenti d’archivio, immagini, fotografie, manifesti, locandine, lettere e libretti, permette di riscoprire una storia stupefacente, se confrontata al lungo periodo del XX secolo in cui gli udinesi dichiaravano il proprio amore per gli spettacoli dal vivo a una città che li aveva privati di un vero teatro.

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