A tu per tu con Andrea Maggi, il professore friulano de “Il Collegio”: «Ragazzi siate folli, non siate conformisti»

È uno dei programmi televisivi più amati da giovani e giovanissimi. La quinta edizione de “Il Collegio” ha preso il via il 27 ottobre scorso, raggiungendo già nella prima puntata un record di ascolti. In onda ogni martedì alle 21 e 20 su Rai2, il docu-reality diventato ormai un cult, vede in arrivo molte novità: i 21 allievi questa volta, si trovano catapultati nell’anno 1992 e devono affrontare prove che si prospettano molto impegnative, ambientate in una nuova scuola. Infatti, al posto del collegio Celana di Caprino Bergamasco, i ragazzi vivono nel collegio Regina Margherita di Anagni, struttura imponente, con corridoi pieni di storia, un grande giardino e tanti altri angoli da scoprire.
Si parte con le stesse regole: severità, disciplina, cellulari vietati. Obiettivo: superare gli esami di terza media del 1992. Dietro le quinte della trasmissione, rigorosi protocolli di sicurezza legati all’emergenza Covid-19 si impongono sulla scena.
Confermato gran parte del cast, ma le attese, erano soprattutto per il professore di italiano Andrea Maggi - pordenonese, insegnante di italiano anche nella vita reale - che è considerato come uno dei docenti più severi e incisivi del programma, in particolare, l’insegnante più seguito e amato dagli studenti d’Italia. Ne parliamo in questa intervista.
Il Collegio giunge alla quinta edizione con un successo importante e un ampio gradimento da parte dei giovanissimi. Tuttavia, i temi sono: la scuola, lo studio, il rigore, la disciplina. Come lo interpreta? La severità in fin dei conti piace?
«“Il Collegio” è un programma della vecchia televisione che sa parlare ai giovani nel linguaggio dei giovani, perché è fatto coi giovani. È un programma televisivo di durata limitata che ha una seconda vita sui social, dove non smette mai di far discutere. Ai ragazzi piace che gli adulti facciano gli adulti; dunque, che impongano loro delle regole. Il ruolo dei ragazzi è proprio quello di violarle, ma sta proprio in questo “scontro” con gli adulti il segreto della crescita. Se incontrano sempre adulti accondiscendenti, che dicono loro quanto sono bravi e quanto sono belli, non cresceranno mai. Per questo “Il Collegio” piace. Perché lì noi adulti facciamo gli adulti».
Questa edizione è ambientata nell’anno 1992. Cosa accadeva?
«Ci sono stati Tangentopoli, gli omicidi di Falcone e Borsellino, il primo album dei Nirvana. È anche l’anno del lancio di Internet. È stato un anno molto ricco. Nel bene e nel male».
Dal primo anno, ha notato un cambiamento nei ragazzi?
«In quest’ultima edizione in particolare ci sono giovani simpatici e frizzanti. Ma che chiedono agli adulti di fare i grandi. Troppo spesso i ragazzi devono badare a genitori troppo fragili e a insegnanti che fanno loro da amici; ciò non fa bene alla loro crescita. Avrebbero bisogno di genitori e di insegnanti più consapevoli del loro ruolo. Non hanno bisogno di insegnanti che fanno i ragazzini né di genitori che il sabato si alzano a mezzogiorno e che restano in pigiama per tutta la giornata. Hanno bisogno di esempi di vita sani».
Sono previste lezioni di educazione civica. Quanto conta spiegare ai nostri figli ad esempio, la storia recente del nostro Paese?
«L’educazione civica è stata introdotta nell’edizione scorsa. È una piacevole continuazione, perché mi ha dato modo di parlare ai collegiali di Falcone e Borsellino, due servitori dello Stato a cui dobbiamo moltissimo. Tutti quanti noi abbiamo il dovere di non dimenticare la loro grande lezione».
Gli studenti de “ll Collegio” arrivano da un periodo di lockdown e per molti ormai, la scuola significa didattica a distanza. Come vede questa generazione che sta crescendo così?
«Se non facciamo qualcosa, rischiamo una catastrofe educativa. Cosa fare? Insegniamo loro che in questo momento la risorsa più importante è il sapere che possiamo trarre dallo studio dei manuali. La parola “manuale” deriva da “manus”, mano: qualcosa che posso toccare con mano. La conoscenza è questo. Non Wikipedia e nemmeno YouTube. Quelli sono puro divertissement».
Ci sono consigli che vorrebbe dare ai ragazzi fuori dal collegio ma che la seguono con tanto affetto e stima?
«Siate folli. Non arrendetevi al conformismo».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto