Vite spericolate tra carcere e tribunali, la seconda vita e l'identikit dei rapinatori di Udine

La Montagna vive a Udine e fa il pizzaiolo: a processo per truffa e denaro contraffatto. Cangiano, il malvivente che ha sparato, era uscito di prigione all’inizio dell’anno
Agenti di Polizia sul luogo della rapina e, a destra, i quattro banditi: in alto, Daniele Giuliano e Nevio Cavallo; in basso, Massimo Cangiano e Pasquale La Montagna
Agenti di Polizia sul luogo della rapina e, a destra, i quattro banditi: in alto, Daniele Giuliano e Nevio Cavallo; in basso, Massimo Cangiano e Pasquale La Montagna

Rapina e sparatoria a Udine, le immagini esclusive della fuga dei ladri e dell'inseguimento


UDINE. Non sono esattamente quattro collegiali e forse non è un caso se ora si trovano tutti in carcere, accusati della rapina in gioielleria con sparatoria in pieno centro di sabato mattina. Napoletani di nascita, ma con casa e centro d’interesse sparsi tra la Campania e il Friuli, Pasquale La Montagna, Nevio Cavallo e Massimo Cangiano sono i banditi che, insieme al milanese Daniele Giugliano, dovranno spiegare al giudice per le indagini preliminari pesi e contrappesi del loro sodalizio, oltre che del colpo che, al netto di intoppi e ipotizzando un’equa distribuzione del bottino, avrebbe fruttato un quarto del denaro ricavato dalla vendita dei tre orologi Rolex del valore di 35 mila euro rapinati alla “Italico Ronzoni” di Andrea e Paolo Gremese.



In città, il più conosciuto è sicuramente il 27enne La Montagna, che a Udine vive e lavora da tempo – come addetto alle vendite, prima, per conto di un’azienda di vini e, poi, di una società specializzata nella consegna di alimenti a domicilio, e come pizzaiolo adesso – e che, nonostante la giovane età, ha già collezionato una decina di procedimenti penali.

«Tutti conclusi con la sua assoluzione», tiene a evidenziare l’avvocato Luigi Francesco Rossi, che insieme alla collega Federica Tosel lo assiste in un processo ancora in corso davanti al tribunale collegiale per le ipotesi di reato di spendita di denaro contraffatto e truffa ai danni di compagnie assicurative. Accuse per le quali una parte degli imputati ha già patteggiato la pena e che, nel 2014, erano costate l’arresto a lui e ad altri sette conterranei.

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Tra le sue tante altre tribolazioni giudiziarie, tra un’accusa per resistenza a pubblico ufficiale e un avviso orale del questore, anche l’episodio incendiario del 10 febbraio 2011, quando una palazzina in via Giuseppe Occioni Bonaffons, laterale di via Colugna, prese fuoco e a ritrovarsi sotto inchiesta furono proprio La Montagna, all’epoca 19enne, e altri due giovani. Ritenendoli tutti colpevoli, nel 2014 il collegio giudicante li condannò per omicidio doloso, infliggendo a La Montagna 2 anni e 6 mesi di reclusione. Pena che l’avvocato Rossi fece poi ribaltare in Appello, ottenendone il proscioglimento. Ad assisterlo nell’udienza di convalida sarà l’avvocato Enrico Cleopazzo, di Pordenone.



L’altro friulano d’adozione è Daniele Giugliano, 27 anni, originario di Milano e residente a Tavagnacco con alcuni familiari. Di lui, che nella rapina ha giocato il ruolo del “palo” e che è difeso dall’avvocato Martino Benzoni, si sa essere stato in passato amministratore di una srl nel Milanese e, ultimamente, impiegato da un’agenzia di lavoro interinale.

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Dei due trasfertisti napoletani, entrambi assistiti dall’avvocato Gandolfo Geraci, di Napoli, Cangiano, il 55enne che ha esploso i colpi di pistola, era stato scarcerato all’inizio dell’anno. È conosciuto alle forze dell’ordine per numerosi episodi e conseguenti problemi con la giustizia. Negli anni Novanta, fu accusato anche di tentato omicidio. Tutt’altro che immacolato anche il curriculum vitae di Cavallo, 33enne già noto alle forze di polizia per alcuni episodi risalenti ad alcuni anni fa e sfociati, tra l’altro, nelle accuse di lesioni ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

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