Violenza sulle donne, fiocco rosa sul camice di medici e infermieri

Anche gli operatori sanitari vogliono dare un contributo alla lotta contro gli abusi. Coinvolti nell’iniziativa il pronto soccorso e i reparti di ostetricia e ginecologia
Una naufraga della Norman Atlantic al suo arrivo in ambulanza all'ospedale di Brindisi, 28 dicembre 2014. ANSA/ROBERTA GRASSI
Una naufraga della Norman Atlantic al suo arrivo in ambulanza all'ospedale di Brindisi, 28 dicembre 2014. ANSA/ROBERTA GRASSI

PORDENONE. Un fiocco rosa sul camice per indicare che anche il personale sanitario partecipa alla settimana contro la violenza sulle donne. Da oggi al pronto soccorso e nei reparti di ginecologia e ostetricia degli ospedali provinciali un piccolo segno rosa indicherà che questa non è una settimana normale, ma è speciale sotto il profilo della tutela delle donne.

«Per tutta la settimana – spiega Fabiana Nascimben, medico del pronto soccorso e responsabile dei corsi di formazione su questo tema dell’Aas 5 – medici, infermieri e operatori socio-sanitari indosseranno anche un fiocchetto rosa, segno di testimonianza che noi ci siamo e che se la donna ha bisogno di rivolgersi a qualcuno noi siamo pronti».

Un fiocchetto rosa che unisce tutti i pronto soccorso della provincia, mentre nei reparti di ostetricia e ginecologia di Pordenone e San Vito al Tagliamento saranno anche affissi cartelli per sensibilizzare su questo argomento. Reparti che sono in prima linea nel caso di violenza sulla donna, a partire da quella sessuale.

«Noi abbiamo un protocollo chiaro sulla violenza sessuale – prosegue Nascimben – che è anche quella più facile da rilevare».

Più difficile è l’altra, la violenza domestica fatta di abusi fisici o psicologici. «Stiamo lavorando a linee guida – spiega il medico – per gli accessi delle donne vittime di violenza domestica. Non possono essere così rigide come nel caso della violenza sessuale, ma dobbiamo individuare percorsi per stabilire cosa fare e a chi rivolgersi».

L’esperienza e la formazione dell’operatore serviranno per individuare i casi di violenza nascosti, il classico episodio della donna ferita che giustifica la violenza con una caduta accidentale. Per questo già da anni all’Aas 5 vengono condotti proprio da Nascimben corsi di formazione per il personale. Una giornata di lavoro più volte l’anno per preparare gli operatori a capire la verità che si nasconde dietro ematomi e lesioni che potrebbero celare una violenza domestica.

«Sono importanti la preparazione e la sensibilizzazione dei nostri operatori – afferma Giorgio Simon, direttore generale dell’Aas 5 –. Siamo pronti ad affrontare questi casi grazie anche alla dottoressa Nascimben. Abbiamo un protocollo ben collaudato con la Procura per i casi di violenza sessuale e operatori preparati per individuare le violenze domestiche. I dati dell’Osservatorio indicano un leggero calo di questi casi, ma questo non ci consola e soprattutto non abbassiamo la guardia».

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