Vidussi da 72 anni, ora in liquidazione

CIVIDALE. Due giorni fa è stata formalizzata la decisione che nessuno, nella “grande famiglia” della società Vidussi, avrebbe voluto prendere ma che purtroppo si è rivelata strada obbligata: «Abbiamo avviato - comunica, senza nascondere lo sconforto, l’amministratore delegato Maurizio Temporini - le procedure di liquidazione».
Tre, da ora, i mesi di tempo fissati per l’operazione: la speranza, ovviamente, è che arrivino delle manifestazioni d’interesse per il subentro, in modo tale da salvaguardare (intitolazione inclusa: «Su quel punto saremo molto fermi», premette Temporini) un’azienda storica, che dà lavoro a una cinquantina di persone, 47 per l’esattezza, e che è parte integrante della città ducale.
«Per un lunghissimo periodo - commenta, al riguardo, Temporini - Vidussi è stato, su scala provinciale e addirittura regionale, nome identificativo di Cividale. Era un suo prezioso valore aggiunto».
C’è malinconia palpabile, nelle parole della figura di vertice della società, che ormai da anni si trova a dover fare i conti con l’effetto calamita dei mega-centri commerciali nonché, ovviamente, con le conseguenze della crisi economica, che ha frenato bruscamente, e a fasi addirittura paralizzato, i consumi.
Strozzato dai meccanismi della concorrenza il grande magazzino Vidussi ha tentato tutte le vie per rimanere a galla (inclusi il ridimensionamento degli spazi di vendita, gradualmente compressi rispetto agli anni d’oro, e un accurato restyling degli interni del padiglione vecchio); lo stesso personale si è prestato, con spirito di squadra e di sacrificio, a sopportare una riduzione degli stipendi a patto che nessuno dei commessi perdesse il proprio impiego. Non è bastato, purtroppo.
Così come non è bastata la sfida imprenditoriale sfociata nell’apertura di un nuovo punto vendita nella baricentrica Remanzacco, all’interno del parco commerciale: l’idea era di far leva sul maggior movimento di clientela e, in effetti, i risultati ci sono stati, ma pure in questo caso non tali da salvare l’intero sistema.
«Aprimmo nel 2012 - ricorda, in merito alla “sede staccata”, l’amministratore delegato -. Se il mercato, da allora, si fosse quanto meno mantenuto costante oggi non ci troveremmo in questa situazione. Non è andata così. Non ci sono le condizioni per vedere prospettive di continuità per l’azienda: a settembre 2015 ci eravamo posti degli obiettivi che, ahimé, non sono stati raggiunti. L’opzione vendita è stata difficile, per noi è un lutto».
La proprietà (prima la signora Vidussi, spentasi nel 2014, e a seguire la nipote Laura, nel rispetto della volontà della parente deceduta) ha resistito finché ha potuto, ma l’avventura è ormai arrivata al capolinea. Ed è una notizia triste, per Cividale, che effettivamente per decenni ha fatto tutt’uno con il suo megastore che ha programmato la liquidazione totale della merce a partire da venerdì 8 aprile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto