Video negazionista nella parte sbagliata dell'ospedale, ora interviene la Regione: valutiamo denuncia e i danni

Il vicegovernatore Riccardi: «Ho mobilitato l’avvocatura per capire se vi siano i presupposti per muoversi e chiedere i danni»

PORDENONE. Passata l’indignazione, è il tempo dei fatti. Nessuno, in Regione e all’Azienda sanitaria Friuli occidentale, ha “digerito” quegli 80 secondi di video negazionista, diffusi su internet, sull’atrio deserto dell’ufficio relazioni col pubblico dell’ospedale di Pordenone (peraltro chiuso in giorno festivo), il parcheggio delle ambulanze coi mezzi in sosta e quella parola, «menzogna», usata per qualificare l’emergenza Covid e la lotta al virus nei luoghi di cura.

Il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, non ha usato mezzi termini nei confronti dell’autore del video (di cui abbiamo ritenuto di non fornire le generalità per evitare di fargli ulteriore pubblicità, perseguendo il suo scopo): «Attiverò una verifica da parte dell’avvocatura della Regione – ha detto – per capire se ci siano aspetti che si possono perseguire. Abbiamo un’epidemia di ammalati e una di imbecilli, purtroppo.

È un’azione, la mia, a tutela delle persone che lavorano, di quelle che sono mancate e di quelle che sono tuttora ammalate e stanno combattendo per le proprie vite. Penso alle loro famiglie e ai sanitari che sono lì a spaccarsi la schiena ogni giorno e a contrastare questa epidemia. È un vezzo di questo tempo: uno si mette dietro a una tastiera o a un video e, invece di usare la tecnologia in positivo, la utilizza in questo modo. Comportamenti vergognosi. Qui sì ci vorrebbe una norma che ci consenta di poter perseguire questa gente. Venite con me un giorno e vi mostro per davvero le cose che succedono dietro le mura degli ospedali. Potete scriverlo, proprio con queste parole: sono incazzato nero».


Anche a Pordenone, dove proprio poche ore prima del video girato dal negazionista, quindici persone avevano passato la zona con difficoltà respiratorie al pronto soccorso, nella vana attesa di un posto letto, quanto accaduto ha generato sentimenti di rabbia e risentimento.

Ieri il direttore generale dell’Azienda sanitaria Friuli occidentale Joseph Polimeni e l’assessore comunale, nonché primario del Santa Maria degli Angeli, Pietro Tropeano («La sporcizia di questo leone da tastiera sarà girata integralmente alla Procura della Repubblica») si sono riuniti per valutare a loro volta la possibilità di denunciare l’autore del video e di chiedergli i danni.

Molteplici le soluzioni al vaglio: la prima è un esposto alla procura della Repubblica. C’è chi ipotizza un reato di procurato allarme, procedibile d’ufficio e punito con l’arresto fino a 6 mesi e l’irrogazione di una multa, ma la fattispecie si riferisce a «chi, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio». Ma c’è anche chi rileva che sarebbe più pertinente l’ipotesi inversa, quella di calunnia, perché, di fatto, il video contiene un’accusa di procurato allarme nei confronti dell’ospedale e di chi sostiene l’esistenza di un’epidemia che, secondo l’autore del video, sarebbe invece tutta un’invenzione. Infine vi è la possibilità di una querela diretta, per diffamazione, da parte dell’Azienda sanitaria Friuli occidentale, con richiesta danni in sede civile.

Anche medici e infermieri non l’hanno presa bene. Valga citare, fra i numerosi commenti diffusi sui social, quello di Maurizio Tonizzo, primario di medicina Covid, che da marzo si fa in quattro, al pari di tantissimi suoi colleghi, per far fronte all’epidemia: «La invito – ha scritto sul profilo del negazionista – a venire a vedere uno dei tre reparti Covid aperti in ospedale a Pordenone». Dove anche nelle ultime ore i morti sono andati in doppia cifra, a dispetto degli sforzi dei sanitari. E dove si continua a pensare a salvare vite, anziché a infangarne altre.

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