Vicino/lontano, forfait di Rossi e Gatti, e Cerno picchia duro sul festival

Il comico e il reporter grandi assenti. Il giornalista de l’Espresso apre le ostilità sulle spese dell’organizzazione

UDINE. Chiamiamoli disguidi; alcuni evitabili, a onor del vero, altri opera di incroci casuali di pianeti che scaraventano sulla Terra le cosiddette sfighe cosmiche. Se un festival tira per una decina di giorni, il cartellone è per forza opulento e naturale vittima predestinata di rivoluzioni dell’attimo. Vero? Bene. Tra inciampi non voluti e scivolate magari sbadatamente cercate, qualcuno comunque non raggiungerà la meta di Vicino/Lontano. Con opposti sentimenti Paolo Rossi e Tommaso Cerno, con l’aggiunta di un Fabrizio Gatti indisposto, il noto reporter de L’Espresso, il trenino verso Udine non lo piglieranno. Chi molto dispiaciuto (Rossi), chi meno, anzi quel tanto incavolato (Cerno).

Si sta un niente a buttar su polvere. Il “Perbenista” vive di questo e annusa l’aria di continuo finché percepisce il tanfo. «Tommaso Cerno sbatte la porta a Vicino/Lontano», titola il pezzo sul sito. E giù la storia. Oibò, come mai? L’anno scorso il giornalista de L’Espresso, udinese di fabbrica tra l’altro, diede l’abbrivio all’edition number nine con un reading del suo libro L’inferno - La commedia del potere e ciò determina il peso sia di un’amicizia antica («L’ho vista nascere questa rassegna, dice Tommaso, e fui uno dei primi a scriverne») sia di una reciproca stima. Okey. Ciò accadde nel 2013.

E nel maggio 2014? «Qui non si tratta di una banale svista - attacca Cerno - è una struttura che scricchiola. Cerco di sintetizzare. Ci tenevo a un invito per il decennale. Una questione di cuore, direi comprensibile, umana e quant’altro riguardi la sfera dei sentimenti. Mi dimenticano. E fin qui, nulla da eccepire. Ciccia. Ci resto male, ma pace. Poi ci ripensano. E m’inseriscono nel programma in un posto ics. Accetto. Capisco che i denari non girano felici, oramai, e non chiedo né gettone, né spese di viaggio. Lo considero un piacere. Fine della storia». Secondo atto. Il caso vuole che la sua difesa del Movimento 5 stelle dall’accusa di fascismo da parte di Pd e Fi, abbia scatenato un pandemonio sul blog di Beppe Grillo e «proprio sul leader genovese mi sarei dovuto intrattenere nell’incontro previsto a v/l per domenica 18 (“Alfabeto Grillo. Dizionario critico ragionato del Movimento 5 stelle”)». Nutella sul pane, diremmo. Cacio sui maccheroni, robe così, per far capire la felice combinazione d’intenti. Ancora Cerno: «Mi arriva una lettera, di quelle preconfezionate, con i ringraziamenti, a firma del presidente Verona, per aver accettato l’invito. Be’, scusate, no. La stessa inviata ai tanti ospiti coccolati, ben pagati, anche per una settimana? Ecco, non vorrei apparire come quei puzza sotto il naso che se la pigliano per snobismo. Almeno la forma, almeno il rispetto. Se non sanno gestire i duecentomila euro a disposizione, scialacquando per alcuni e facendo gli spilorci per altri, non è colpa mia; se chi ci mette il nome e il cognome a penna su un foglio e non se lo ricorda, forse è meglio che torni a fare l’architetto. Non sono l’unico a notare buchi neri nell’impalcatura della manifestazione. Nel tempo ha subíto mutazioni, è diversa da quel che era. L’essere esterofili è una prerogativa di molta intellighenzia italiana; guardarsi in casa, a volte, non è poi cosí sbagliato».

Atto terzo, fuori scena. Il cellulare di Paolo Rossi squilla a lungo. Lui è uno gentile, lo conosciamo da quel dì. E difficilmente fa il prezioso. Quando un attore prova, però, il telefonino lo lascia nei camerini. Ed è questo il punto. Nella casella del programma di lunedì, il Rossi è annunciato alle 21 sul palco assieme a Gian Antonio Stella, curioso duo. Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli è l’insegna di un show sul paradosso burocratico italiano.

«Inutile girarci attorno, non verrò. E non sai quanto mi ruga ’sta faccenda. Udine, poi, è sempre tappa fissa di ogni mio spettacolo. La produzione ha fissato il debutto del nuovo happening, diciamo così, Il colore è una variabile dell’infinito a mercoledì 13, invece del previsto 8 maggio. Ciò mi costringe alla prova generale il 12. E addio Friuli. Non voglio lasciare del tutto solo Gian Antonio, spero di riuscire a dotarlo di un paio di video di supporto. Con la faccia e con lo spirito, ci sarò».

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