Via Sarpi, i colori della movida fanno irruzione tra le botteghe

Prosegue il nostro viaggio nelle strade cittadine, per raccontare come sono cambiate nel tempo. Dopo via Muratti e via Carducci eccoci tra la gente e i commercianti di via Sarpi.
***
STEFANO ZUCCHINI
La conformazione urbanistica, con due piazze che la delimitano e altri due slarghi che formano altrettanti spazi aperti al suo interno, la rendono una delle vie più affascinanti del centro storico. Per molti commercianti che la abitano, inizia da piazza Marconi e finisce nella “piazzetta” davanti all’ex mercato del pesce. Come se lo splendido edificio liberty, ora sede museale, segnasse uno spartiacque da una parte all’altra della via che, invece, prosegue fino a piazza San Giacomo. Il viaggio del Messaggero Veneto stavolta fa tappa qui, in via Paolo Sarpi.
Partiamo da Trangoni, il più antico negozio di Udine nel settore di complementi arredo casa, aperto ai primi del ’900. Adesso è l’energica ottantenne Lidia con la figlia Solidea a gestirlo. «La via – raccontano – è cambiata molto. La Ztl non ha certo aiutato, non esistono più le passeggiate del sabato sera, le piccole botteghe hanno chiuso e via Sarpi si è trasformata nella via degli aperitivi che producono lavoro, certo, ma il livello dei negozi ha perso in qualità». Aperto nel 1883 in via Vittorio Veneto e trasferitosi poi in via Cavour, l’ottica Giacobbi è in via Sarpi da 13 anni. «La strada è diventata una delle vie della movida e il flusso delle persone è molto aumentato – commenta Emilio Giacobbi –. Un’area che diventa catalizzatore di pubblico giovanile è un plus che noi dobbiamo sfruttare».
La chiusura al traffico, «il cambiamento dei costumi» o «una mancanza di attenzione delle diverse amministrazioni» sono gli ingredienti che, secondo Rossella Pavan di Senzatempo e Meri Margiotta del Caffè Sarpi, hanno penalizzato lo sviluppo della strada negli anni. «Dall’apertura del nuovo parcheggio di piazza Primo Maggio – commenta invece Elisabetta Barducci di Barducci abbigliamento, presente qui dal 1982 – il flusso di persone che passano è aumentato e negli ultimi anni sono stati aperti molti locali che hanno reso la strada più vivace». Il negozio Thun, gestito da 15 anni a Udine dalle sorelle Alessandra e Chiara Bergozza, si trova nella piazzetta formata dall’imboccatura con via Pelliccerie. «Il comitato Sarpi – spiegano – ha creato una festa dal nulla che ha portato notorietà e lustro a una strada ora conosciuta da tutti. Troppo spesso – proseguono – si dice che Udine sia una città morta, ma non è così. Certo, bisogna creare occasioni e motivi per venire in centro. La gente, se ci si dà da fare, risponde sempre».
Giulio Bergnach di Ars Bibendi è l’anima del Comitato Sarpi. «Nell’ultimo periodo – commenta il titolare presente nella via dal 2007 – sono aumentate le attività di ristorazione. Quel che manca è qualche negozio in più che dia attrattiva anche di giorno. Abbiamo inventato insieme ad altri colleghi i “mercoledì dei Sarpi”, diventati uno degli appuntamenti estivi più importanti. Il nostro intento – conclude – è allargare le proposte del comitato anche alle attività non legate solo al cibo o al bere».
Anche Paolo e Giovanni Donadon dell’enoteca ristorante “Giardinetto” sono convinti che manchi «qualche negozio che porti visibilità nelle ore diurne». «Quando nel 2001 siamo venuti qui – confessano – è stata un po’ una scommessa, diremmo vinta, perché non c’era il movimento di adesso».
Innamorato della strada e della città è Gaetano Gangi, dal 2013 gestore della pasticceria siciliana Dusci a fianco della storica osteria “Al Cappello”. «Quando decidemmo di aprire in centro il secondo negozio, dopo quello di via Grazzano, mi dissero che ero un folle. Il segreto è rimboccarsi le maniche e, se lavori bene, i risultati arrivano».
Poco più avanti altri due giovani imprenditori hanno deciso di investire qui, aprendo cinque anni fa “Ser – concetti per uomo”. «Abbiamo voluto offrire – raccontano Luca Saltarini Modotti e la moglie Enza Rizzi – articoli nuovi che prima non c’erano in città. Certo – ammettono – bisogna darsi da fare e ogni giorno cerchiamo di vedere il positivo per migliorarci». Al “confine” con piazza San Giacomo c’è Jesse abbigliamento, aperto nel lontano 1946 e gestito ora da Raimondo con la figlia Tarin. «Un tempo – ricordano – , con il mercato presente in piazza c’era più gente. Con l’avvento dei centri commerciali e con la chiusura al traffico si è andati poi un po’ calando. I negozi si avvicendano, ma non come prima. Sostanzialmente – concludono – per noi la via è rimasta invariata». Tra visioni nostalgiche per un passato «che non c’è più» e imprenditori che aprono nuove attività. Tra chi reputa sia diventata un «mangificio» e chi, invece, ritiene che quei “mercoledì” abbiano dato «lustro e notorietà», questa è via Sarpi oggi.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto