Via l’amianto dall’ex acciaieria Bertoli: il Comune di Udine vince il braccio di ferro

Lavori per la bonifica al via: il Tar sospende l’ingiunzione, ma la proprietà accetta di farsi carico dell’intervento
Udine 26 Marzo 2018 degrado ex Bertoli © Petrussi
Udine 26 Marzo 2018 degrado ex Bertoli © Petrussi

Tempo qualche settimana e i pannelli di amianto spariranno dai tetti e dalle pareti dei capannoni dell’ex Bertoli, in Molin nuovo. Ad annunciarlo è l’assessore comunale all’Ambiente, Silvana Olivotto, che venerdì ha incontrato assieme ai responsabili degli uffici municipali Carlo Luigi Rossi e Giuliano Buffelli, rispettivamente commissario e liquidatore giudiziale del concordato Progetto Udine srl, la società che aveva acquisito l’area e che da anni sta provando a cederla. La mossa che sblocco l’impasse arriva a una manciata di giorni dal 31 dicembre, deadline che il Comune aveva indicato in tempi non sospetti alla proprietà come termine ultimo per presentare un cronoprogramma puntuale per le opere di bonifica.

L’atto ingiuntivo ha prodotto i propri effetti a fil di sirena: «I commissari – spiega Olivotto – mi hanno confermato che la proprietà, che opera in concordato, ha già individuato la ditta che dovrà occuparsi della rimozione delle lastre in amianto e già depositato la Scia: a gennaio l’iter entrerà nel vivo e nei mesi successivi si procederà con l’intervento vero e proprio, atteso dalla città e in particolare dai residenti di Paderno». A effettuare materialmente l’intervento sarà la ditta Val Coperture di Bergamo, che a fronte di un impegno di spesa di 430 mila euro si occuperà della raccolta dei frammenti di cemento amianto nelle pertinenze dello stabilimento, della rimozione dei pannelli dalla copertura e dalle pareti, e della messa in sicurezza dei terreni che circondano il fabbricato, attraverso la posa di teli in materiale plastico. Si tratta di una prima tranche di lavori, che consentiranno di bonificare dall’eternit la superficie dell’ex Bertoli e di evitare rischi per l’ambiente.

L’ingiunzione è stata firmata un anno fa, quando il Comune - sollecitato dall’Azienda sanitaria universitaria integrata, che si era espressa dopo una serie di sopralluoghi nel perimetro dell’ex acciaieria - ha imposto alla proprietà la bonifica dall’eternit dell’area, che si estende su 11 ettari, motivando l’emissione dell’ordinanza con la necessità di tutelare l’ambiente e la salute pubblica. «Dopo anni di immobilismo – rivendica l’esponente della giunta Fontanini – abbiamo sbloccato una situazione delicatissima, riuscendo a ottenere dalla proprietà l’esecuzione dell’intervento».

Il Comune, fin dalla pubblicazione dell’ingiunzione, non ha avuto dubbi: tocca alla Progetto Udine srl farsi carico della bonifica, per la quale si stima una spesa non inferiore ai 3 milioni di euro. L’immobiliare però non ci sta e ricorre al Tar, chiedendo la sospensione del provvedimento di palazzo D’Aronco ed eccependo su un punto: i curatori non possono essere considerati custodi dell’area e quindi non direttamente responsabili degli «eventuali danni arrecati a persone o cose, conseguenti alle condizioni dell’immobile», di cui parla l’ordinanza firmata nel dicembre 2017 dal dirigente Marco Disnan.

Sebbene il Tar abbia formalmente dato ragione ai liquidatori, indicando che non può essere di questi la responsabilità della bonifica, la situazione si è fortunatamente sbloccata. In tempo per evitare ai proprietari grane giudiziarie, visto che il Comune aveva paventato la possibilità di adire le vie legali in caso di mancata soluzione del contenzioso. —


 

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