Vajont, 48 anni dopo si produrrà energia
A quasi 50 anni di distanza, sulla “diga del disastro del Vajont”, che causò duemila morti, sarà realizzata una nuova centralina per lo sfruttamento idroelettrico del torrente. La decisione presa dai sindaci di Longarone e Castellavazzo (Belluno) e di Erto e Casso (Pordenone). Ora la parola passa ai consigli comunali

Nove ottobre 1963. Una data che per migliaia di persone corrisponde ancora oggi a morte e distruzione, conseguenze della forza devastante e incontrollata dell’acqua che fuoriuscì a potenza e velocità altissime dall’invaso creato dalla diga del Vajont in seguito a una frana abbattutasi sul lago artificiale. Dopo quasi 50 anni, l’acqua del Vajont torna a essere sfruttata per la produzione di energia elettrica. E’ quanto annunciato ieri in Provincia dai sindaci dei tre comuni coinvolti nel progetto: Luciano Pezzin, di Erto e Casso, Franco Roccon, di Castellavazzo e Roberto Padrin, di Longarone.
Il piano prevede l’utilizzo della forza del salto del torrente Vajont in uscita dal bypass a valle della diga. Dello sfruttamento dell’acqua a fini energetici nel Vajont si ragiona da oltre 15 anni. Il fardello che si porta appresso questa ipotesi è, però, molto pesante: le migliaia di morti, la distruzione di interi paesi restano un monito per tutti. La questione morale. I tormenti nel riprendere l’utilizzo dell’acqua che fuoriesce dal canale di bypass della diga non possono essere presi alla leggera: non si tratta di una norma scritta, non è vincolata da parametri oggettivi, ma è un valore che ciascuno si porta dentro e che pone precisi paletti nel proseguimento del progetto. Di questo sono coscienti anche gli amministratori. La questione sarebbe, però, stata superata dal favore con cui la gente dei tre comuni coinvolti (Erto e Casso, Longarone e Castellavazzo) avrebbe accolto il progetto. «La stragrande maggioranza della popolazione – ha spiegato il sindaco Luciano Pezzin – si è espressa favorevolmente. Dal punto di vista ambientale l’impatto è quasi zero mentre, economicamente parlando, le amministrazioni future potranno godere di un’entrata importante». «E’ un progetto che guarda avanti – ha sottolineato il collega Roberto Padrin – nel rispetto della memoria del disastro del Vajont».
L’iter. Le giunte dei tre Comuni hanno deliberato l’accordo di programma per la realizzazione dell’impianto in località Ponte Campelli (territorio di Castellavazzo). L’iter procedurale prevede ora il passaggio nei rispettivi consigli comunali. Quindi ci sarà la costituzione della società, a maggioranza pubblica, per la costruzione della centrale e della condotta. Chi gestirà a nome dei tre Comuni la produzione idroelettrica sarà la società pubblica Gsp, Gestione servizi pubblici (presieduta dal sindaco di Castellavazzo, Franco Roccon). La centrale sarà realizzata dalle ditte Martini& Franchi ed En&En senza alcun onere a carico dei tre Comuni, ai quali sarà corrisposto un canone fisso di 300 mila euro più una percentuale in base ai kilowatt prodotti. Gli incentivi saranno garantiti per 15 anni, mentre la concessione sarà ventennale. Inoltre, saranno anche previsti interventi dedicati alla memoria del Vajont. Il progetto. Sarà sfruttata l’energia prodotta dal salto dell’acqua (circa 170 metri) che fuoriesce dalla galleria di bypass del Vajont. Parte dell’acqua sarà quindi incanalata.
Le ipotesi sono due: una segue il canale di derivazione della vecchia cartiera, l’altra – attualmente preferita – utilizza la strada di servizio dell’Enel. Entrambe interrate, porteranno alla centrale ricavata a valle (l’unico manufatto che sarà visibile). L’intero intervento costerà circa 10 milioni di euro e richiederà un paio d’anni per essere concluso. La struttura eviterà il rilascio in atmosfera di 9700 tonnellate all’anno di CO2 e sfrutterà numerosi manufatti preesistenti. L’impianto sarà in grado di soddisfare il fabbisogno energetico annuale di circa seimila famiglie. «Arrivata a regime – ha spiegato il sindaco Franco Roccon - la centrale avrà una potenza di concessione di 2 gigawatt. Quella della vecchia centrale era di 90».
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