Università, a Udine meno iscritti a Medicina ma la formazione è al top

UDINE. Il camice bianco non affascina più i giovani come un tempo. La fuga dai test di Medicina colpisce anche l’università di Udine dove l’8 settembre (il 4 sarà la volta delle professioni sanitarie) si presenteranno 502 candidati, 126 in meno rispetto allo scorso anno.
Il dato viene monitorato senza particolare apprensione non solo perché altri atenei registrano perdite maggiori, ma anche perché l’offerta dei posti è maggiore alla domanda.
Non a caso il Ministero ha ridotto del 10 per cento il numero chiuso e Udine nell’anno accademico 2015-16 immatricolerà al corso di laurea in Medicina e chirurgia 90 e non più 100 studenti.
Chi si iscrive al corso dell’ateneo friulano è certo di essere formato al meglio. Non è un complimento gratuito bensì il dato che emerge dalla classica nazionale stilata sulla base delle performance degli studenti che, nel 2014, hanno partecipato ai test di accesso alle scuole di specializzazione. Il voto medio (45,2) conseguito da laureati a Udine colloca l’ateneo friulano al terzo posto in Italia dopo Verona e il San Raffaele di Milano.

«Il calo delle preiscrizioni ai test è in linea con il dato nazionale» spiega il coordinatore del corso Francesco Curcio, secondo il quale i giovani stanno perdendo interesse non tanto per il rumore provocato dai ricorsi, bensì perché «il numero delle scuole di specializzazione è inferiore a quello dei laureati».
Un fenomeno tutto italiano visto che «negli altri Paesi europei - aggiunge Curcio - il numero dei laureati è molto più basso». Detto questo Curcio si sofferma sulla qualità della laurea udinese, il corso primo da anni in Italia nella classifica del Censis collocato al terzo posto anche per quanto riguarda la didattica.
«È evidente che la qualità maggiore sta nelle sedi medie e piccole» fa notare il coordinatore del corso ricordando «che la prima grande sede dopo il San Raffaele, l’università privata dove gli studenti pagano non poco per iscriversi, è Torino». Si tratta di un dato interessante che si abbina alla qualità degli studenti già misurata, in passato, con la valutazione dei punteggi conseguiti per macroaree.

«Questo fatto dovrebbe essere uno stimolo per preservare la qualità dell’assistenza sanitaria prestata a Udine, uno stimolo a supportare le attività formative che si svolgono all’Azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria della Misericordia» insiste Curcio senza dimenticare di dire che «la congiuntura nazionale che vede ridurre le risorse per la sanità e l’università sta mettendo a rischio l’intero sistema».
Non è un mistero, infatti, che «la qualità della formazione medica dipende dalle risorse investite». Su questo punto fa leva Curcio per avvertire: «Senza gli opportuni supporti la qualità della formazione medica potrebbe risentirne. Oltre un certo limite non si può andare e in Italia, in regione e a Udine stiamo raschiando il barile».
Il messaggio di Curcio è chiarissimo: «Se Udine ha un ottimo ospedale e un altrettante ottimo corso di laurea in Medicina si dovrebbero premiare queste due eccellenze. Invece si continua a tagliare».
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