Bandiere e cori al Giubileo dei Giovani: per i 600 friulani è il giorno della messa con il Papa
I giovani fedeli della Diocesi di Udine hanno trascorso una settimana a Roma. Sabato 2 agosto la veglia a Tor Vergata assieme ai ragazzi arrivati da tutto il mondo

Cori e bandiere frammiste a sorrisi, la città eterna mai così giovane e, forse, “pulita”. La faccia quella dei fedeli in erba giunti da tutto il mondo per festeggiare il loro Giubileo, sabato sera entrato nel vivo con la veglia di preghiera, a Tor Vergata, presieduta da Papa Leone XIV. A cantare, a sventolar drappelli, anche loro: i seicento friulani giunti all’ombra del Cupolone sotto l’egida della diocesi di Udine, in compagnia dell’arcivescovo Riccardo Lamba. Quindici i gruppi parrocchiali, nucleo di una comitiva al cui interno figurano pure collettivi “sciolti” così come 23 giovani argentini provenienti dalla diocesi di San Martin (nel cuore di Buenos Aires).

L’orgoglio nel cingersi le spalle con l’aquila (o grifone, che dir si voglia) del Friuli, il rispetto nel sapersi distinguere anche quando la polemica, vuoi o non vuoi, irrompe: se dunque i pendolari di Roma gridano contro le masse piombate, anche a squarciagola, nella loro metropolitana, le realtà udinesi procedono con garbo. Scattano foto, pregano. Da lunedì seguono attivamente i momenti pensati per loro, dall’organizzazione giubilare e dai vertici della diocesi nostrana.
Di stanza in alcune parrocchie a sud di Roma, il gruppone ha iniziato la sua esperienza con una giornata al pellegrinaggio a San Pietro. Dopo aver introdotto il significato della Porta santa, i giovani appartenenti al collettivo l’hanno varcata per poi vivere la messa serale di benvenuto. Il mercoledì è stato invece dedicato agli approfondimenti nelle piazze della città eterna, mentre l’indomani l’appuntamento “clou” è stato rappresentato dalla festa dei giovani italiani e dalla professione di fede in piazza San Pietro.

Venerdì, sotto le tende installate al Circo Massimo, sentito è stato il momento delle confessioni, con mille sacerdoti, da diversi Paesi del mondo, schierati al fine di alleggerire lo spirito dei tanti penitenti accorsi. Sabato, là dove 25 anni prima era stato San Giovanni Paolo II a catechizzare le folle, Papa Leone XIV si è espresso suscitando commozione, gioia. Festante partecipazione. È prevista per la mattina di domenica, infine, la messa del Giubileo dei giovani, anch’essa presieduta dal Santo padre. Lunedì spazio a una rilettura comunitaria dell’esperienza, poi il rientro a casa, il bagaglio spirituale di ogni partecipante arricchito.
Ma al di là dei frutti maturati grazie a momenti formativi, di riflessione e di preghiera, ai cosiddetti “papa-boys” di questo Giubileo dei giovani rimarrà in primis la scoperta (o forse riscoperta) d’essere chiesa viva, resterà il piacere di poter sperimentare, assieme ai coetanei, giorni di leggerezza riposti interamente in quella croce adorata nel corso della settimana. Il potersi confrontare con altre realtà d’Italia, anzi del mondo, avrà quindi dato modo a ciascun fedele di realizzare quanto diverse, ma quanto osmotiche, possano risultare le varie espressioni della spiritualità cristiana.
Mentre Roma era protesa all’evento più partecipato dell’anno (non meno di 500 mila i giovani passati per piazza San Pietro), fra lunedì e martedì a tenere banco è stato anche un altro appuntamento giubilare, più piccolo nelle dimensioni (ha coinvolto “solo” un migliaio di persone) ma capace di inondare di speranza i social media e i canali digitali di tutto il mondo.
Trattasi del Giubileo dei missionari digitali, protagonisti di quella che può essere definita la più recente tra le frontiere di missione, con persone in tutto il mondo – non solo preti, ma anche religiose e, per la maggior parte, laici e laiche – dedicate all’annuncio del Vangelo su Instagram, TikTok e WhatsApp. All’evento hanno parecipato anche tre friulani: il seminarista Simone Clavora, il giovane videomaker Federico Muzzolini e il responsabile della comunicazione diocesana Giovanni Lesa.
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