«Una vita da sconnesso e sono felice Il mio numero è (ancora) in elenco»

LA STORIA
Vita da sconnesso. «Una bella vita». È quella di Paolo Michelutti, ex giornalista professionista, insegnante di letteratura italiana e storia al Pertini di Pordenone. Dal 2011 ha abbandonato (anche) il cellulare, dopo avere visto per l’ultima volta nel 2000 la televisione.
Fondatore di Pn box con Chicco Vanin e Fabio Tonini, «utilizzavo il cellulare quando facevo il giornalista. Era indispensabile». Dieci anni fa ha abbracciato definitivamente la carriera scolastica: «Da quel momento ho staccato: non c’erano nemmeno i palmari, ancora. Sento gente che teme il giorno in cui metteranno i chip sottopelle e penso: ce l’avete già per vostra scelta».
L’unico e ultimo cellulare che ha avuto è stato un Nokia 3310: «Qualcuno mi prende in giro, eppure si può vivere senza e bene. Sono una persona libera, a volte irraggiungibile». Osserva: «Giovani papà a mamme col passeggino che anziché badare al piccolo stanno al telefono. In treno, al telefono, possibilmente ad alta voce. Ospiti a cena, prima di sedersi, uno sguardo al telefono. Ragazzi che digitano coi pollici, adulti con l’indice: osserva, è così».
Moglie e figli (dalla prima superiore) il cellulare ce l’hanno, «ma per contattare me basta aprire l’elenco telefonico. Se sono a scuola il telefono non serve, a casa rispondo. Anzi, ormai sono l’unico che risponde al telefono di casa».
In caso di comunicazioni urgenti? «Chiamo col cellulare di qualcuno, ma sarà capitato una manciata di volte. Anche l’urgenza è relativa». I social? «Mai graditi. Ma ho la mail». Whatsapp? «Ho usato la sim di mia mamma e un vecchio cellulare dismesso di mia figlia per attivare quello web. Ma per farlo funzionare devo essere per forza a casa. Meglio il dialogo diretto».
Niente televisione dal 2000: «Ho cresciuto i figli a “Tom e Jerry”. Con Netflix e Amazon Prime scegliamo cosa e quando vedere, così evitiamo imposizioni e, soprattutto, io e mia moglie volevamo che i nostri figli non crescessero orientati dalla pubblicità». Chiede ai figli Tommaso ed Emma: avete sofferto senza tv? «No», è la risposta immediata. I vantaggi della disconnessione? «Non sono stressato. Ma sono fortunato perché il mio lavoro non richiede l’utilizzo del cellulare». —
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