Una raccomandata da 4,3 euro per farne pagare poco più di uno
/ spilimbergo
Si sono visti recapitare una raccomandata da un gruppo che si occupa di recupero crediti, che aveva per oggetto un sollecito di pagamento. Quando hanno aperto la busta la sorpresa: il credito richiesto era di un euro, a cui si aggiungevano 8 centesimi di interesse e 12 centesimi di oneri. «Ma la sorpresa più grande – racconta il marito della destinataria della missiva (la coppia di agricoltori vive a Spilmbergo) – è stato scoprire che per la raccomandata, come da timbro, sono stati spesi 4,3 euro. Se ne spendono 4 per incassare un euro? Ma dove siamo finiti».
La vicenda potrebbe sembrare una delle tante storie di cattiva burocrazia, ma in realtà è più complessa. La società di recupero crediti, infatti, ha spedito la missiva per conto della Cia, la Confederazione italiana agricoltori di Pordenone a cui gli agricoltori erano iscritti «anni fa – raccontano loro stessi –. Poi abbiamo cambiato associazione».
Dalla fine del 2020, la Cia pordenonese è stata però commissariata, a seguito del licenziamento del direttore e dell’azzeramento dei vertici. Il direttore, Davide Vignandel, era stato allontanato in quanto accusato di aver contattato gli associati per chiedere loro di abbandonare la Cia e associarsi ad altre realtà, in particolare a Coopagri. Una situazione complessa che ha portato un cambiamento profondo nell’associazione.
Il commissario incaricato dalla confederazione regionale, Luca Bulfone, già direttore regionale dell’Agricoltura, ha azzerato i vertici provinciali e fatto ripartire l’associazione, che proprio dalla settimana prossima aprità un ufficio a Pordenone (In via Galilei 2).
Contestualmente al lavoro del commissario, un liquidatore incaricato dai vertici regionali della Cia ha dovuto verificare tutti i crediti pregressi. Leposizioni di questo tipo, come spiega Bulfone «sono una sessantina. Era necessario recuperate tutti i crediti possibili, ma le lettere sono partite in automatico, nonostante l’importo, perchè dovevamo individuare le posizioni fittizie ovvero di quei soci che in realtà non erano più tali da molto tempo. Per questa ragione, emerse queste posizioni, le abbiamo stralciate in automatico. Chi riceve la raccomandata non dovrà pagare l’euro mancante. Chi mano a mano chiama per segnalare questa situazione riceve queste indicazioni».
Le lettere, insomma, più che a incassare quelle somme, servivano a chiarire quanti soci reali l’associazione avesse e quante posizioni “fantasma” ci fossero. Un elemento che, non è difficile da capire,va a consolidare il quadro accusatorio nei confronti degli ex vertici dell’associazione che sono stati commissariati. —
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