Un trasloco virtuale, ma non il cambio di datore di lavoro

Pordenone, 72 dipendenti della Provincia passano alle dipendenze della Regione. La riforma dell'ente intermedio da completare: viaggio nella sede double face
FOTO MISSINATO PORDENONE 27.04.04 NUOVA SEDE DELLA PROVICIA INAUGURAZIONE IN CORSO GARIBALDI, UNA VEDUTA DEL PALAZZO SBROJAVACCA
FOTO MISSINATO PORDENONE 27.04.04 NUOVA SEDE DELLA PROVICIA INAUGURAZIONE IN CORSO GARIBALDI, UNA VEDUTA DEL PALAZZO SBROJAVACCA

PORDENONE. Niente scatoloni di cartone da riempire, niente post-it da staccare dal pc e dalla bacheca o cavi da scollegare. Il trasloco è solo virtuale, ma sostanziale: oggi, i 72 dipendenti del settore politiche del lavoro della Provincia di Pordenone torneranno nei loro (stessi) uffici, dove troveranno un “padrone” diverso, la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.

Dovranno avere un solo accorgimento: passare il badge nell’orologio nuovo, che i tecnici hanno installato e collaudato ieri pomeriggio. E il d-day dell’attuazione della legge regionale 18/2015, che ha trasferito dalla Provincia alla Regione le funzioni in materia di lavoro.

Valzer di poltrone e ritardi nella Provincia al tramonto

L’ente intermedio, istituito nel 1968, perde un pezzo grosso, dopo essere stato spogliato dell’elezione diretta degli amministratori (che ha generato l’unico concreto taglio di spesa, 355 mila euro di indennità), ovvero il 25 per cento del personale. E una bella fetta di denaro, parte del quale dovrà restituire a chi glielo aveva concesso.

In 72 su 319, posizioni organizzative comprese, 55 a tempo indeterminato e 17 determinato, da oggi saranno alle dipendenze della Regione. Pur restando negli uffici della Provincia e in quelli ex collocamento in città (Bronx), a Sacile, Maniago, Spilimbergo e San Vito al Tagliamento.

La struttura ceduta è stata suddivisa in sei sezioni nel piano di subentro a suo tempo approvato dal consiglio provinciale: risorse umane (i dipendenti, appunto, mentre il segretario generale perde la competenza in materia di lavoro), dati patrimoniali e finanziari, rapporti giuridici attivi e passivi, contenzioso, procedimenti amministrativi in corso.

«Beni mobili e immobili – spiega il direttore generale Domenico Ricci – vengono ceduti in uso». Restano della Provincia, ma sono utilizzati dai dipendenti regionali. In ossequio alla riforma regionale laddove recita che «i beni mobili e immobili strumentali all’esercizio delle funzioni trasferite, in proprietà o disponibilità della Provincia, sono trasferiti senza oneri a carico dell’amministrazione regionale in proprietà, ovvero in disponibilità della Regione».

In sostanza, sono e restano miei, ma una legge mi obbliga a darli a te (anche se, a onor del vero, il 74 per cento del bilancio della Provincia è frutto di trasferimenti della Regione, il 26 di entrate proprie tra cui imposta per la trascrizione, addizionale tassa rifiuti, diritti di motorizzazione civile e affitti di immobili propri), per il momento.

«Convenzioni e accordi con la Regione - fanno sapere dalla Provincia - quantificheranno spese di luce, acqua, riscaldamento, telefono, noleggio auto». Spese già “fotografate” dal piano di subentro.

La Provincia restituisce alla Regione 4,3 milioni di euro, ovvero la dotazione della sezione lavoro, compresi 1,2 milioni relativi agli stipendi del secondo semestre: «Si tratta perlopiù di risorse che non sono ancora state erogate».

Vanno alla Regione anche progetti realizzati o in corso di realizzazione con privati e, soprattutto, aziende, pratiche di disoccupazione e invalidità. Ed anche le cause: la Provincia ne ha solo una. Riguarda la richiesta dei dipendenti dell’adeguamento contrattuale, nata dal passaggio alla Provincia dei centri per l’impiego. E’ stata ereditata, gli anni sono passati ma la pratica non è stata risolta, e viene restituita.

Per i dipendenti che “emigrano”, ieri è stato il giorno dell’addio virtuale. Trasloco programmato in decine di riunioni. Da due settimane i tecnici Insiel sono in corso Garibaldi per riprogrammare i pc e “girare” le utenze telefoniche, i cui numeri restano invariati. Niente spostamenti di stanza, i dipendenti sono “separati” in settori sin dal trasloco da piazza Costantini.

Loretta Golino, di Pordenone, è in Provincia dal 2002. Per lei, il trasferimento virtuale, è un déjà vu con un aspetto singolare.

Da oggi riavrà lo stesso numero di matricola di quando dipendeva da Trieste: «Cominciai col ministero del Lavoro – racconta – poi venni trasferita alla Regione, quindi alla Provincia, adesso torno alla Regione. I momenti di transizione creano ansia, ma in tanti anni di servizio ho imparato a dominarla», racconta mentre un tecnico, fuori dall’ufficio, cambia la macchina per timbrare i cartellini, da oggi due, per due enti diversi nello stesso stabile.

Il suo ultimo atto, ieri alle 18, è stato quello di riconsegnare il cartellino alla Provincia, dopo avere smaltito le pratiche di riscontro a istanze di accesso agli atti a firma del dirigente.

Cristina Pianetta, di Sacile, è in Provincia dal 2008, proveniente dal Comune di Conegliano. Si occupa della gestione della segreteria di settore, mansione mantenuta nel passaggio alla Regione che, sino al 31 dicembre, ha confermato tutte le posizioni organizzative, dalla dirigente Daniela Reviezzo in giù.

Il “capo”, però, non sarà più il segretario generale della Provincia, ma il direttore della Direzione regionale del lavoro, a Trieste. A Pordenone grazie alla firma digitale. «Niente pacchi, “andiamo” in Regione con i vestiti che abbiamo – dice Pianetta mentre stampa e mette alla firma le ultime pratiche urgenti –. C’è incertezza, se ci saranno miglioramenti, lo scopriremo cammin facendo».

Non è dispiaciuta, «ma sono grata alla Provincia per la crescita umana e professionale che mi ha permesso. Grazie a tutti i miei colleghi, con i quali ho lavorato bene. A Pordenone non mancano professionalità e disponibilità umana. Spero che questo modello possa essere esportato».

Le lancette corrono verso le 18, l’ora dello switch off, tempo di chiudere. «La cena di Natale? La faremo con i colleghi di settore, come sempre». Il patrono resta quello del luogo di lavoro.

Da oggi, “vicini di casa”, dipendenti di Provincia e Regione, a stipendio invariato. L’adeguamento, per chi ha compiuto il grande passo, avverrà con la norma di riordino del comparto del pubblico impiego.

Sono “cavie”, i dipendenti del settore politiche del lavoro. Pare che entro l’anno toccherà ai trenta dipendenti del settore motorizzazione, poi ai 18 della vigilanza, polizia provinciale. Ma, intanto, oggi è il primo giorno di lavoro per 72. Addio, Provincia di Pordenone.

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