Un friulano nel tempio della cardiochirurgia con 350 interventi effettuati

ZOPPOLA. «L’Italia mi aveva offerto delle opportunità, ma quelle che mi ha messo a disposizione la Germania sono superiori, sia in relazione alla crescita professionale sia per quanto concerne la sfera economica.
Tornare? Difficile, quasi impossibile: ad Hannover ho avviato un percorso che mi sta dando molte gratificazioni, qui io e mia moglie stiamo crescendo i nostri figli. Ciò non toglie che continuo a voler bene al mio Paese, anche se molte situazioni italiane mi lasciano perplesse».
Il dottor Fabio Ius ha 38 anni e ha già effettuato 350 interventi, in particolare trapianti di polmone e cuori, ma anche altri, se possibile ancora più complessi. Ha lasciato il Friuli, dov’è nato, per dare forma ai suoi sogni: diventare un chirurgo in grado di salvare vite, di restituire vite al proprio percorso.
E lo sta facendo, ci sta riuscendo. Lontano dall’Italia che, come dice lo stesso specialista originario di Castions di Zoppola, non ha saputo, voluto, potuto offrirgli quello le prospettive che gli ha messo davanti la clinica universitaria di Hannover.
Un’eccellenza mondiale, l’ospedale tedesco, in relazione ai trapianti. Il luogo dove Fabio Ius si sta realizzando. Dopo la laurea conseguita all’università di Udine nel 2005, si è specializzato all’ateneo di Padova. Quindi, si è guardato attorno: rimanere in Italia, o provare un’esperienza all’estero?
«All’epoca avevo già un figlio – spiega – e, quando si è padri di famiglia, la prospettiva cambia. Mia moglie è di Udine, città in cui ci siamo conosciuti, il mio primo figlio è nato in Italia, gli altri due in Germania. Scegliere di venire qui, di lasciare il Friuli, è stato inevitabile».
In questi giorni lo specialista tornerà nella sua terra per partecipare a un convegno di aggiornamento della Sidem (Società italiana di emaferesi e manipolazione cellulare), in programma da oggi a sabato a Udine. Parlerà di trapianto di polmone, metterà le sue conoscenze a disposizione di colleghi, infermieri, tecnici che avranno la possibilità di entrare in contatto con la sua esperienza.
Una storia di successo, il suo, e di tanti punti interrogativi: sono quelli che nascono, inevitabilmente, quando si vede un medico bravo come Ius scegliere di andarsene. Se la missione principale di uno Stato dovrebbe essere volta a garantire il miglior livello di salute ai propri cittadini, Ius – e le centinaia di medici italiani di livello assoluto che operano all’estero – dovrebbero venir messi nelle condizioni di poter rimanere.
Invece, non è così. «Dopo essermi specializzato a Padova – racconta il chirurgo –, ho dovuto farlo anche in Germania, dove il corso che avevo frequentato in Italia non ha valore. Certo, non è tutto oro quello che luccica, e anche ad Hannover ci sono problemi, ma, complessivamente, qui ho potuto avere un’altra prospettiva, più profonda, da diversi punti di vista». Ius, quindi, vuole sottolineare un aspetto cui tiene in particolar modo.
«A Udine chiuderà il mio intervento con un elogio all’Europa – anticipa –, un concetto, una realtà, in cui creco con forza. Leggendo i giornali, molte volte mi chiedo dove andrà a finire il nostro Paese: è in atto una deriva pericolosa, di cui non si intravedono i confini. Dovremmo sempre tenere presente la nostra storia, ad esempio per quanto concerne l’immigrazione.
Certo, è una questione che va vista da diversi punti di vista, ma non dovremmo mai dimenticarci quello che siamo stati, nel bene e nel male». In Italia, come detto, difficilmente tornerà: in Germania ha trovato la sua dimensione. Lo hanno messo in condizione di fare quello che sa fare meglio: salvare vite.
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