Un cavaliere che lasciò migliaia sul lastrico

Trenta milioni di lire del 1928 spariti nel nulla, 5 mila correntisti indotti all’emigrazione e al suicidio, il banchiere che fugge all’estero, ma resta cavaliere d’Italia. Leggendo gli atti del fallimento della Banca di Maniago sembra di trovarsi nel 2014, ma in realtà si tratta di carte risalenti a quasi 90 anni fa. Nel 1925, il ragioniere Paolino Jem, originario di Forgaria, sbarca a Maniago e apre un istituto di credito. Per alcuni anni le cose vanno bene e ci sono correntisti che scendono persino dalla Valcellina e dalla Val Tramontina per depositare i propri risparmi. Salvo scoprire poco dopo che Jem aveva praticamente finanziato proprie aziende in crisi e svolto operazioni spregiudicate. Una notte il banchiere fa perdere le proprie tracce. Intanto, nel mandamento ci sono 5 mila famiglie sul lastrico e più di qualcuno si toglie la vita per la disperazione. Un contenzioso con la curatela si protrarrà sino al termine della guerra mondiale e l’inflazione rende i depositi carta straccia. La storia del default verrà presto raccontata in un libro dallo storico Umberto Massaro. Anticipiamo una curiosità: nonostante i reati commessi, nessuno revocò la benemerenza a Jem, che morì con il titolo di cavaliere d’Italia. Di Jem a Maniago resta la villa liberty edificata nel 1926, un immobile di prestigio messo ora sul mercato. Jem non si era fatto mancare nulla (nella foto, il fogolar). Si legge nel sito della Paludet & partners: «Questa meraviglia si presenta su quattro livelli, è stata edificata con sistemi innovativi vista l’epoca, con materiali, pavimenti, dipinti, boiserie, scala in marmo e ferro battuto, porte intarsiate che sono state conservate splendidamente. (f.fi.)
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