Un bilancio dolceamaro: 10 mila nonostante i tagli

Il direttore Devetag: «Col cartellone più magro abbiamo perso mille spettatori». Il Mittelfest nel 2014: «Ci sarà un progetto friulgiuliano sulla Grande Guerra»
Cividale 21 Luglio 2013. Concerto Skunk Anansie. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Cividale 21 Luglio 2013. Concerto Skunk Anansie. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

Non c’è tempo per farlo decantare. Bisogna aggredirlo subito, questo Mittelfest ventidue, quand’è ancora fresco. Nove giorni, una cinquantina di proposte, dieci in meno rispetto al 2012. Anche il portafoglio si è assottigliato, come per tutti, d’altronde. «Diciamo 180 mila euro in meno», dà i numeri il direttore generale Antonio Devetag. Due, come sempre, sono i fulcri del bilancio e non si scappa: spettatori e gradimento. «Ne abbiamo persi un migliaio - conferma - ma non c’è da spaventarsi. Era previsto con un cartellone dimagrito. Diecimila è cifra molto dignitosa. Abbonamenti in crescita, però». Cerchiamo di esaurire subito la matematica con i costi complessivi e archiviamo la pratica. «Un milione e cento, dei quali settecento mila destinati agli spettacoli».

- Senta Devetag, viriamo sulle sensazioni. La sua?

«Be’, soddisfacente. Ho notato una comunità in movimento e non soltanto il fine settimana. C’era più silenzio gli scorsi anni».

- Qualche attacco è arrivato.

«Difficile evitarli. Uno o più d’uno ti capitano. Il festival perfetto non siamo in grado di farlo».

- L’inviata di Repubblica contesta una mancanza d’identità e una paio di eventi non alla pari con la storia di Mittelfest.

«Spiace leggere ciò, lo confesso, proprio nell’anno della svolta verso la Nuova Europa. Volevamo riavvicinarci al senso primario delle edizioni storiche, ovvero assumere il ruolo di snodo culturale e di interscambio concreto tra, appunto, il centro Europa, Italia e Europa dell’Ovest. Budapest, Zagabria e Lubiana hanno stretto patti con Cividale nella forma corretta, ovvero con l’intenzione di ricreare quell’osmosi iniziale, che sapeva proprio di Mitteleuropa. E le presenze all’inaugurazione del ministro Massimo Bray e del presidente sloveno Pahor, un’abile azione diplomatica del governatore Serracchiani, rinforzano il significato proprio di scambio culturale. Il progetto è sano, questo credo, il senso finale del risultato artistico, certo, contempla sguardi in contrasto. Ovviamente. E bisogna accettarli tutti».

- Però due parole su Microcosmi... la critica non l’ha esaltato ed è stato tour con più di un intoppo strada facendo.

«La diretta favorisce i disguidi. Non dovrebbero esserci, sia chiaro. Soprattutto se è una produzione con firme importanti. In una delle nove stazioni è saltato l’impianto audio e la gente si è giustamente lamentata».

- Ci si aspettava un trionfo dal Michelangelo di Pandur, invece...

«Vede, mi permetto di andare oltre il risultato scenico. Discutibile, peraltro. Una messinscena indubbiamente complessa e di non facile lettura. Capisco. Glisso per dare la giusta importanza alla collaborazione con il Teatro nazionale croato, così come con la scuola Paolo Grassi di Milano, così come con il festival dei Due Mondi di Spoleto. Se negli anni strutture prestigiose si sono avvicinate al Mittelfest, significherà pure qualcosa, o no?».

- A proposito, il protocollo d’intesa con Spoleto firmato proprio l’altra sera, rafforza l’amicizia e la sinergia.

«Nel 2014 ci sarà la terza coproduzione. Il direttore Giorgio Ferrara dal palcoscenico del Ristori ha pure invitato tutto il pubblico friulano a Spoleto. Magari faremo dei pullman».

- A settembre scadrà il suo mandato. Sarà riconfermato?

«Onestamente non lo so. I primi di agosto è sull’agenda un incontro con l’assessore regionale Torrenti per il Mittelfest 23. Finché non arrivano contrordini, lavoro. Come ho sempre fatto. Da subito, giusto un paio di giorni per tirare fiato».

- E, quindi, deduciamo che lei abbia già in mente i contorni, se non la sostanza, della prossima edizione.

«I cent’anni dalla Grande Guerra, seppure noi siamo entrati nel ’15, inevitabilmente stimola un programma. Sarà comune, le anticipo. Una task-force con èStoria, Vicino/Lontano e il premio Luchetta».

- Nazioni coinvolte ci saranno?

«Tornerà l’Austria, forse la più rappresentativa della Mitteleuropa. E la Slovenia. La strategia non cambia».

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