Un bel viaggio nella storia assieme a nonna Renata

La seconda guerra mondiale raccontata da chi l’ha vissuta da bambino Una lezione di vita che ci ricorda come l’orrore non deve mai ritornare
Di Giacomo Fattori

SCUOLA MEDIA MANZONI. La Seconda guerra mondiale, un evento drammatico della storia del Novecento, un insieme di fatti crudeli e di morti inutili.

Ma vi siete mai chiesti com’era la vita della gente comune che non combatteva?

Per avere informazioni reali e non solo quelle dei libri, ho intervistato mia nonna, Renata Vidale, nata a Forni Avoltri nel 1931, che ha vissuto la Seconda guerra mondiale quando aveva più o meno la mia età.

Quando e come hai saputo dell’inizio della guerra e cosa hai pensato?

Quella volta non c’erano mica le televisioni e le radio… si sentiva dalla gente che diceva che Hitler e il Duce si erano messi d’accordo per fare la guerra. Ma noi all’inizio non ci preoccupavamo tanto, perché pensavamo di essere lontani dai posti dove si sarebbe svolta la guerra. Io non mi rendevo neanche conto, perché ero giovane, avevo solo 10 anni, e non avevo mai visto una guerra. Non sapevo cosa fosse.

Come si viveva ai tempi della guerra?

Noi per fortuna avevamo una mucca e due pecore e il maiale. Quando la pecora faceva l’agnellino noi lo ammazzavamo e ce lo mangiavamo di nascosto, perché quella volta bisognava dichiarare i parti degli animali. E così ce la cavavamo. Ma c’era della gente che stava peggio di noi: non avevano né bestie né campi e vivevano nella miseria.

Quale è stato il momento peggiore?

Di notte, quando passavano gli aeroplani e pensavamo che potevano colpirci con le bombe. In un paese vicino, a 5 chilometri da casa mia, una volta, un aereo ha lanciato una bomba perché era troppo carico e ha colpito e ucciso una ragazza che cercava di fuggire nel bosco.

Cosa ti ricordi di più di quel periodo?

L’arrivo dei Cosacchi. Arrivarono a dicembre e se ne andarono ad aprile. Noi avevamo una casa grande e quindi ospitavamo quattro soldati cosacchi e il loro prete, il pope. Uno di loro era molto severo e duro, si chiamava Andrej, mentre un altro, di cui non ricordo il nome, era molto gentile. Infine mi ricordo che la sera del primo di aprile del 1945 se ne andarono via di nascosto, senza salutarci. Purtroppo abbiamo poi scoperto che avevano fatto una brutta fine: erano tutti morti, prima di riuscire a tornare a casa.

Ascoltando il racconto di mia nonna ho imparato una grande lezione. Ho capito che la guerra è un orrore senza fine, un’inutile strage, dovuta all’insensatezza e alla sete di potere degli uomini. Ritengo quindi che noi ragazzi de XXI secolo siamo fortunati a non averla vissuta.

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