La Pieve del Castello restituita alla città: Santa Maria riapre dopo anni di lavori
Terminato il restauro nella chiesa più antica del capoluogo. Eventi tutto il mese dopo la benedizione dell’arcivescovo

Scampoli di storia che si riaffacciano al presente, grazie al lavoro paziente dei restauratori: l’attesa è finita, la Pieve di Santa Maria di Castello è stata finalmente restituita alla città. Dalla sua posizione elevata, sul colle del Castello, la chiesa più antica di Udine ha assistito a secoli di vicende storiche: «I suoi muri respirano la fede dei nostri padri – ha sottolineato monsignor Luciano Nobile, parroco della Cattedrale – e se oggi possiamo godere di questa casa del Signore è perché la comunità cristiana cittadina l’ha conservata, ampliata, ricostruita dopo le calamità naturali».
La cerimonia
Per celebrare la riapertura della Pieve dopo 8 anni di restauri, si è svolto il rito di benedizione impartito dall’arcivescovo monsignor Riccardo Lamba. «Rientrare in questa pieve, luogo dove il popolo di Dio riceve il battesimo, significa tornare alle nostre radici – ha detto Lamba – ma non in modo nostalgico, bensì cercando la forza per guardare al futuro». A seguire, c’è stata la processione con la croce della Chiesa madre di Aquileia e di alcune croci delle pievi storiche dell’Arcidiocesi e delle parrocchie della città di Udine.
La storia della chiesa
Santa Maria di Castello, come la vediamo oggi, risale ai primi decenni del XII secolo, ma, stando ad alcuni frammenti rinvenuti durante i restauri del 1928-30, un più antico edificio, di epoca longobarda, avrebbe preceduto l’attuale. Già in alcuni documenti del XII secolo è citata quale plebs Utini, la pieve matrice di Udine, mentre è nel basso medioevo che si trova consolidata la denominazione “Sancte Marie de castro” con cui oggi la appelliamo.
Il restauro
Le pareti della chiesa conservano affreschi di epoche diverse, frammentari ma determinanti per la storia artistica del medioevo, non solo friulano. Nell’abside maggiore, in particolare, le scene dedicate alla morte di Maria e alla sua successiva Assunzione e Incoronazione sono un’importante testimonianza di cultura giottesca del quarto decennio del XIV.
«I lavori di restauro appena conclusi avevano preso avvio nel 2017 – ha spiegato la curatrice del Museo del Duomo, Maria Beatrice Bertone – e sono stati imponenti». Realizzati con il sostegno della Conferenza episcopale italiana (Cei), dell’azienda Danieli di Buttrio, della Regione e del Comune, delle fondazioni Gruppo Pittini e Friuli, di Solari Spa e Glp srl, hanno infatti riguardato il consolidamento del terrapieno verso est (piazza I Maggio), il restauro della facciata esterna e degli affreschi interni, il rifacimento degli intonaci e del pavimento, la sistemazione del tetto e nuovi impianti d’illuminazione.
«Con questo progetto si è inteso restituire all’antica chiesa la sua finalità di spazio sacro, provvedendo al riassetto degli elementi strutturali e architettonici, degli arredi e delle opere a essa pertinenti e, contestualmente, garantire l’accessibilità e la fruizione nel rispetto delle norme di sicurezza» ha proseguito Bertone.
Gli eventi collaterali
Da martedì in poi, per tutto il mese si susseguiranno incontri liturgici accompagnati da musica sacra, così come appuntamenti per le famiglie, per i bambini e per i giovani e visite guidate per quanti desiderano approfondire la storia di uno dei luoghi più preziosi e più cari alla città. A dicembre, poi, la chiesa accoglierà i fedeli in occasione della novena e della messa della Notte Santa. Il calendario delle iniziative è consultabile sul sito www.cattedraleudine.it.
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