Udine verso il primo planetario del Friuli Venezia Giulia: un salto di qualità per il Museo di Storia Naturale

Marco Cosmacini di Skypoint propone un planetario immersivo per unire divulgazione scientifica, eventi culturali e sensibilizzazione contro l’inquinamento luminoso.

 

Riccardo De Toma

Un planetario per la riapertura e il rilancio del Museo friulano di storia naturale. La proposta è di Marco Cosmacini, fondatore e titolare, con la moglie Marzia Muradore, di Skypoint, un’azienda di Campoformido attiva dal 1999 e specializzata, oltre che nella commercializzazione di telescopi e di altri strumenti per l’osservazione scientifica, anche nella progettazione di planetari.

Oltre duecento gli impianti firmati da Skypoint nella sua storia. Tra i più recenti e prestigiosi i planetari di Berlino, Kaunas, Mannheim, Belgrado, Bristol. L’ultimo in ordine di tempo è stato inaugurato a Praga in giugno: con i suoi 22 metri di diametro, è uno dei più grandi d’Europa e l’unico con tecnologia led, forse il punto più alto della partnership con Evans&Sutherland, il colosso Usa di cui Skypoint è rappresentante europeo da 15 anni. Tra i lavori in corso, invece, il rinnovamento del planetario di Torino e una nuova commessa da 1,5 milioni ancora in Lituania, a Vilnius, dove verrà realizzato quello che si candida a essere il più importante planetario dell’area baltica e scandinava. Tutti impianti che l’azienda di Campoformido, una tra le pochissime attive in questo settore a livello mondiale, realizza su incarico di musei o di prestigiosi centri scientifici.

Ma definirli planetari è riduttivo. «Un planetario – spiega Cosmacini – non è più uno strumento destinato esclusivamente all’osservazione virtuale della volta celeste. Si tratta ormai di uno dei sistemi più flessibili di approccio alle scienze: un enorme schermo immersivo a 360 gradi dove visualizzare, ad esempio, gli effetti dei mutamenti climatici, dall’aumento di temperature degli oceani alla regressione dei ghiacciai. Oltre a essere una finestra sul mondo delle scienze naturali, è anche una piattaforma per organizzare eventi, meeting, concerti».

Da qui l’idea di realizzare un planetario a Udine, che sarebbe il primo del Friuli Venezia Giulia. «Per trovarne uno professionale – commenta Cosmacini – si deve viaggiare a nord fino a Klagenfurt o a sud fino a Padova. Se verrà individuata una location, siamo pronti a metterci a disposizione dell’amministrazione comunale di Udine non solo per la progettazione e il design, ma anche per collaborare alla realizzazione dell’hardware e per individuare le modalità di gestione. Sono certo che si tratterebbe di un fondamentale salto di qualità per un museo, quello di storia naturale, il cui rilancio richiede a mio avviso un approccio innovativo e interattivo, fondamentale oggi per rendere attrattivo un polo espositivo dedicato alle scienze».

Abbinando museo e planetario, secondo Cosmacini, Udine potrebbe anche candidarsi come polo per la divulgazione scientifica e per la battaglia contro l’inquinamento luminoso. «È un tema – spiega – che periodicamente riemerge, specie in prossimità di date come il 10 agosto, ma che non deve restare confinato nell’ambito dell’astronomia e dei suoi appassionati. L’inquinamento luminoso ha un impatto molto sottovalutato sull’ambiente: non a caso sul tema si è legiferato parecchio, anche a livello regionale, ma con norme spesso disattese, tanto che molti degli impianti di illuminazione pubblica – continua –, purtroppo anche in Fvg, continuano a disperdere grandi quantità di luce verso l’alto, creando non soltanto inquinamento luminoso, ma anche un ingente spreco di energia. Fare divulgazione scientifica significa anche contribuire a una sensibilizzazione più diffusa su questi argomenti, cruciali per la salvaguardia del pianeta in cui viviamo».

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