Udine, l’ospedale batte cassa: spediti migliaia di ticket

Si pagano i casi meno gravi accolti al Pronto soccorso: una quota di 25 euro. Ma non mancano le anomalie: «Ci hanno chiesto soldi ma siamo esentati»
Udine 10 Gennaio 2015 pronto soccorso Telefoto Copyright Petrussi Foto Turco Massimo
Udine 10 Gennaio 2015 pronto soccorso Telefoto Copyright Petrussi Foto Turco Massimo

UDINE. Sanità da pagare anche quando si va al pronto soccorso, a Udine come nel resto della provincia. Soltanto che a volte l’ospedale al quale ci si è rivolti – tramite la rispettiva Azienda sanitaria – arriva a battere cassa anche ad anni di distanza e con precisione a quanto pare tutt’altro che svizzera.

Sono migliaia le richieste di pagamento ticket pervenute a cavallo tra il 2014 e l’inizio del 2015 ai friulani. Nelle case udinesi, per esempio, stanno arrivando centinaia di richieste di pagamento ticket per cittadini che si sono rivolti al pronto soccorso del capoluogo friulano e che hanno ricevuto prestazioni per le patologie meno gravi, i casi rientranti nei cosiddetti codici bianchi: una quota unica di 25 euro deve essere pagata qualora l’utente non sia stato ricoverato né trattenuto in osservazione, mentre se dopo l’accesso è stata necessaria una prestazione specialistica ambulatoriale si paga una quota fissa di 10 euro per ricetta, più il costo della prestazione che può arrivare fino a un tetto di 36 euro.

Fino ad ora, per le richieste di pagamento delle prestazioni erogate a Udine, non sono state segnalate anomalie mentre ben diverso è lo scenario che si sta delineando nella Bassa Friulana dove i cittadini si proclamano indignati. Arrivano richieste di pagamento di ticket da parte dall’Azienda sanitaria, per prestazioni di pronto soccorso (Palmanova), visite, e analisi del sangue erogate dai vari presidi sanitari della Bassa, che risulterebbero in numerosi casi non dovuti e i cittadini insorgono. Sono indignati e molto arrabbiati i cittadini di San Giorgio di Nogaro e dei comuni contermini, che in questi giorni stanno ricevendo i bollettini per il pagamento di ticket, per prestazioni sanitarie, qualcuna risalente addirittura al 2009. Queste persone, che hanno denunciato la cosa al nostro giornale, si chiedono come ciò possa succedere in un’epoca telematica dove tutto è digitalizzato e facilmente riscontrabile.

Da qualche giorno si è accentuato il flusso di lettere pervenute nelle case dei sangiorgini, e non solo, in cui si chiede il pagamento di ticket non corrisposti relativi agli anni passati. A confermarlo è anche una impiegata di Poste italiane. Nelle “lettere di cortesia” si informa i cittadini di provvedere al più presto al pagamento non avendolo effettuato – secondo i tabulati in possesso dell’Azienda – al momento della prestazione. Nella lettera si fornisce inoltre un numero telefonico e un indirizzo mail, da contattare. «Mi ci son voluti tre giorni per poter parlare con l’addetto – racconta inviperita Alessandra –: il telefono o era occupato o non rispondeva nessuno.

La persona che mi ha risposto, gentilissima, dopo avermi ascoltato (contestavo il pagamento di una visita di di controllo post ricovero mio marito), mi ha spiegato che nessun ticket era dovuto in questo caso. Allora mi chiedo: perchè mettere in agitazione per una cosa non dovuta?». C’è chi come Gigi, negoziante, dice: «Nel 2011, io, mia moglie e mia figlia, ci siano sottoposti a degli esami del sangue. Abbiamo pagato il ticket, anche perchè senza la ricevuta non consegnano i responsi. Ebbene, ci è arrivata la richiesta di pagamento per tutti e tre. Per fortuna che mia moglie è ordinata e tiene tutto, così ha potuto dimostrare che avevamo pagato. Altrimenti avremmo dovuto rifarlo.

Non penso male, ma dove sono andati a finire i nostri pagamenti?» A Giuseppe, pensionato quasi settantenne, è arrivata la richiesta di pagamento per un esame cardiologico eseguito nel 2009: «Io non pago – dice –. Come fanno a chiederci di dimostrare pagamenti effettuati anni fa. Perché tocca sempre al cittadino l’onere di dimostrare l’avvenuto pagamento? Ormai tutti quegli incartamenti non li abbiamo più, sono stati cestinati». C’è anche chi pur essendo esente dal ticket si è visto ugualmente richiedere il pagamento per un vecchia prestazione specialistica o per un esame. «Questo dimostra che i controlli non sono accurati – dice Mario –. Poi, il cittadino che fa? Magari paga per non avere problemi ma non è giusto».

«È pazzesco». Dice Paolo, docente di scuola superiore a cui hanno chiesto il pagamento del ticket per aver avuto accesso al pronto soccorso avendo ingerito un ponte dentale provvisorio mentre dormiva. «Oggi mi arriva da pagare questo ticket: ho chiesto informazioni all’Ass che mi ha detto che il mio caso è da codice bianco, per cui va pagato. Non ho parole».

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