Udine, la protesta degli agricoltori: i trattori per le vie del centro

Una decina di mezzi ha raggiunto la sede della Regione nella tarda mattinata di sabato 3 febbraio. Tra i manifestanti anche l’ex portuale Puzzer. Il comitato: «Ci dissociamo»

Christian Seu
Antonio Zaro, tra i portavoce della protesta, parla davanti alla sede della Regione a Udine
Antonio Zaro, tra i portavoce della protesta, parla davanti alla sede della Regione a Udine

UDINE. I colpi di clacson dei trattori che si mescolano a quelli degli automobilisti in coda, incolonnati dietro la decina di mezzi agricoli che da piazza Primo Maggio – sede eletta per il presidio della protesta friulana, inaugurato lunedì 29 gennaio – si sono diretti a passo d’uomo verso la sede degli uffici udinesi della Regione. Dietro le macchine, a piedi per davvero, duecento manifestanti, secondo le stime della Questura: niente vessilli di partito, men che meno simboli delle confederazioni di settore.

Tra i cartelli («Vogliamo cibo nostrano», «Il green di Bruxelles è una boiata pazzesca», «Incolti resterete voi, non le nostre terre»), soltanto il tricolore e la bandiera del Friuli: tra le mani che applaudono, tanti agricoltori, parecchi allevatori e pescatori (arrivati anche da Trieste), diversi esponenti della galassia antisistema che si era mobilitata già durante gli anni della pandemia. In prima fila, a esortare gli astanti a proseguire nella mobilitazione, anche Stefano Puzzer, l’ex portuale triestino leader del fronte anti Green pass.

Udine, trattori in centro per la protesta degli agricoltori

Non ha partecipato il comitato degli agricoltori che ha animato la protesta in piazza Primo Maggio di lunedì 29 gennaio: Massimo Lauzzana, portavoce del comitato, ha preso le distanze dissociandosi «dalla protesta di oggi, con la quale non abbiamo nulla a che fare. Stiamo organizzando altre proteste - ha annunciato - ma preciso subito che non intendiamo in alcun modo provocare blocchi o disagi alla cittadinanza». 

La manifestazione di sabato si è conclusa in via Sabbadini, all’ombra del palazzo della Regione: «Decideremo nelle prossime 48 ore quali azioni intraprendere», ha detto Alessandro Gallo, già portavoce del comitato Costituzione in azione.

L’obiettivo dichiarato è portare una delegazione di agricoltori a Roma, per ingrossare le file dei trattori che in questi giorni protesteranno nella Capitale. Bisognerà capire se in accordo o meno con il comitato. A tenere alta la bandiera della serrata sono state cinque famiglie di imprenditori agricoli, che hanno presidiato per sei giorni con i loro mezzi Giardin Grande: «Abbiamo dormito nei camper, pagando regolarmente il parcheggio», ha precisato Antonio Zaro, che gestisce un agriturismo a Canebola.

È stato lui ad aprire il corteo dei trattori: «Siamo stufi delle pastoie, di una burocrazia che stringe, asfissia. C’è un’Europa che non tiene conto delle diversità, dei territori: è un male comune». Con lui anche il pescatore muggesano Manuel Lisjak: «Ci stanno stritolando, penalizzando: così non possiamo andare avanti, vogliono costringerci a chiudere tutto», il suo j’accuse. «Oltre all’agricoltura cosa ci resta? Vogliono farci ammalare – il punto di vista di Bruno Corazza, arrivato dal Veneto -. Non possiamo permettere che vengano soppresse le nostre tradizioni».

Stefano Puzzer durante il suo intervento in via Sabbadini
Stefano Puzzer durante il suo intervento in via Sabbadini

Tra fischietti e cori («A casa! A casa!», hanno intonato a un certo punto i manifestanti, rivolgendosi genericamente alla classe politica), ha preso poi la parola Puzzer: «Abbiamo dovuto convivere con le strumentalizzazioni – ha accusato -, noi che da semplici cittadini abbiamo sacrificato lavoro e famiglia per manifestare con un unico obiettivo: fare in modo che il futuro dei nostri figli sia migliore». A vigilare sui manifestanti i carabinieri, gli agenti della polizia e della Locale.

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