Udine, la nuova biblioteca apre la tre giorni di Conoscenza in festa

Inaugurata all’ateneo: archivio del sapere. Così è cominciata la manifestazione di tre giorni

Con l’inaugurazione della biblioteca Florio, Udine dà il benvenuto a “Conoscenza in festa”, la prima edizione della tre-giorni (da oggi a domenica) di riflessioni tra confronti, sperimentazioni, laboratori e dibattiti sul valore del sapere da trasferire nel campo dello sviluppo economico e sociale.

Organizzato dall’ateneo friulano in collaborazione con la Conferenza dei rettori delle università italiane, la Fondazione Crup e con la direzione artistica di Zeranta Edutainment, il festival, in prima assoluta, vuole dare vita a un nuovo spazio di confronto pubblico per disegnare un modello di sistema universitario competitivo. Udine sarà così per tre giorni città della conoscenza, le sue piazze più storiche si trasformeranno in agorà del sapere e la città si candida a divenire un osservatorio privilegiato e permanente sui nuovi percorsi formativi di eccellenza della scuola, dell’università e dell’impresa.

«Conoscenza in festa – annota il rettore dell’università di Udine, Alberto Felice De Toni – vuole essere l’occasione di tutte le città universitarie italiane di avere un appuntamento nazionale come luogo di confronto sull’innovazione didattica. L’evento ha tre sottotitoli: desiderio, nuovi saperi e metodi, e sarà una grande festa della conoscenza, l’unica droga che non dà dipendenza ma, anzi, libera».

E proprio per l’occasione, ieri, come anteprima al festival, è stata inaugurata la biblioteca di palazzo Florio, che ritorna agli antichi splendori e presto potrà essere accessibile al pubblico. Circa 12 mila opere che racchiudono un archivio del sapere europeo di oltre tre secoli – una cospicua parte dei documenti riguarda anche la storia del Friuli – un patrimonio della famiglia Florio custodito dal 1982 nella residenza di Persereano che ora, dopo trent’anni, grazie alla donazione del 3 agosto 2013 di Attilio Maseri, marito di Francesca Florio, a sua volta figlia della contessa Giuliana, è ritornato alla sua originale collocazione.

Nella preziosa collezione anche veri e propri gioielli del sapere, come un volume sulla Sicilia del Settecento posseduto da Nicolaes Tulp, ritratto da Rembrandt nella “Lezione di anatomia del dottor Tulp” nel 1632, due manoscritti della Divina Commedia – il Codice Florio – di inizio Quattrocento, opere di San Lorenzo Giustiniani, carte geografiche e altre rarità tipografiche come le prime edizioni a stampa della costituzione della Patria del Friuli risalenti sempre al 1400, come ha ricordato il docente Andrea Tilatti, delegato alle biblioteche dell’Università di Udine. «Abbiamo voluto inaugurare la biblioteca come prefestival – ha commentato il rettore – perché il libro condivide la conoscenza ed è il simbolo di una consegna generazionale per il futuro sviluppo: un filo d’Arianna dove la conoscenza stessa rappresenta la chiave per un mondo sempre in divenire».

Accanto al rettore anche Maseri, che ha ringraziato l’ateneo per aver accettato la sfida di riportare a “casa” la pregiata collezione di famiglia, «dov’è stata pensata ed è nata», ha sottolineato, «un simbolo di continuità con il tempo». Un vero «atto di mecenatismo che arricchisce il patrimonio culturale dell’università, della città e della regione», ha annotato Cristiana Compagno, già rettore dell’ateneo quando venne formalizzata la donazione, «un patrimonio enorme e a disposizione, ora, di tutta la collettività». Dello stesso parere anche l’assessore provinciale all’Istruzione Beppino Govetto: «Grazie a questa donazione si rafforza ancora una volta il legame tra la cultura friulana, la nostra università e il territorio, con lo scopo di favorire la conoscenza e renderla fruibilità a tutta la cittadinanza e alla popolazione scolastica». Durante i tre giorni di confronto si alternano rappresentanti delle istituzioni, giornalisti e personaggi del mondo della politica, dell’istruzione e dell’economia nazionale. Si parlerà di Europa e di nuovi scenari, di cervelli in fuga, di start up che migrano in altri Paesi e della mancanza di dialogo tra mondo della ricerca e aziende, per rivedere la preparazione delle future classi dirigenti e affrontare le sfide sui mercati globali.

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