Udine, controlli alla Cavarzerani: sono 1.030 i profughi in prima accoglienza

UDINE. Raffica di controlli sui profughi all’ex caserma Cavarzerani da parte delle forze dell’ordine. Personale della Questura, militari della Guardia di Finanza e Carabinieri sono entrati all’interno del complesso militare all’alba e hanno avviato una serie di accertamenti sui richiedenti asilo.
Controlli destinati a verificare la sussistenza dei presupposti da parte di ciascun immigrato presente nella ex struttura militare per essere inserito nel programma di accoglienza.
Le operazioni di identificazione sono proseguite per tutta la mattinata e hanno consentito di identificare gran parte degli 870 extracomunitari presenti, una trentina dei quali erano arrivati mercoledì sera.
Una quarantina di profughi sono stati fermati per essere fotosegnalati, metà sono stati trasferiti in Questura per le procedure di identificazione, e metà al Comando dei Carabinieri, sono quindi state avviate le pratiche per la certificazione di indigenza e per la richiesta di protezione internazionale.
«Procedure necessarie per garantire un censimento delle presenze straniere nella struttura – ha convenuto il presidente del Comitato udinese della Croce Rossa Sergio Meinero – visto che, su disposizione del prefetto, ormai garantiamo accoglienza ai profughi sin dal loro arrivo senza lasciarli per strada ed è quindi necessaria una verifica di tutte le posizioni».
E gli arrivi, con la fine del Ramadan, sono destinati ad aumentare. Al momento la Croce Rossa gestisce qualcosa come 1.030 profughi, di cui appunto 870 alla Cavarzerani e 160 alla Friuli, ma la sera dell’Eid al–Fitr, la fine del Ramadan che si è celebrata mercoledì, una trentina di nuovi arrivati si sono presentati ai cancelli della Cavarzerani chiedendo di essere accolti.
Quanto ai disordini dei giorni scorsi, è lo stesso presidente del Comitato provinciale Cri Meinero a ridimensionare la portata degli eventi che, rimarca, «sono stati riportati, non senza una certa enfatizzazione. La realtà è che il Ramadan è un periodo difficile, durante il quale le tensioni si fanno sentire». L’astinenza dal cibo e dall’acqua per un periodo molto lungo, visto che in Italia chi digiuna deve attendere 18 ore prima dell’Iftar, il pasto serale, è pedsante da affrontare.
«È normale che in questo periodo gli animi siano più accesi e quanto è successo, altro non è se non il frutto di una lite fra pakistani e afghani, peraltro presto sedata. Non vi erano rivendicazioni nei nostri confronti, nè animi belligeranti - tiene a segnalare Meinero – a ogni buon conto, abbiamo provveduto a dividere le diverse etnie e a trasferire gli afghani alla Friuli, lasciando i pakistani alla Cavarzerani».
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