Palestina, la mozione spacca la maggioranza a Udine: il centrosinistra diviso, scontro in Aula e sui social
Polemica dopo il post di Serena Pellegrino (Avs) contro i consiglieri assenti al voto. Ira di Azione e della lista De Toni: “Così non si va avanti”. Cainero (Pd) cerca di ricucire

La premessa è quasi d’obbligo: il centrodestra in questi casi si dimostra sempre più saggio ed evita di votare mozioni di carattere nazionale o internazionale negli enti locali, a meno che non si tratti di argomenti – vedi l’immigrazione – in cui il blocco conservatore si muove compatto. Logico, d’altronde, perchè si evitano tensioni, con rischio di pesanti strascichi, su argomenti dove i Consigli non hanno alcun potere. Il centrodestra, cioè, non avrebbe mai affrontato in Comune un tema come quello della Palestina considerato come non sia certo un Municipio a poter riconoscere uno Stato estero e le dimostrazioni di sentimenti abbiano effetti concreti nulli.
Diverso è, invece, il caso del centrosinistra e soprattutto di quello udinese la cui coalizione ha toccato di nuovo un livello di tensione da bollino rosso. Non bastassero le prese di distanza pubbliche dei centristi su come è stata gestita la mozione di sentimenti da parte di Andrea Di Lenardo di Alleanza Verdi Sinistra, martedì a riattizzare il fuoco delle polemiche ci ha pensato la consigliere regionale Serena Pellegrino – dello stesso partito di Di Lenardo – presente ai lavori d’Aula del giorno precedente. L’ex onorevole, infatti, ha pubblicato un post in cui, oltre ad attaccare il centrodestra, ha messo nel mirino ampi pezzi di centrosinistra.
«La maggioranza ha votato quasi tutta compatta – ha scritto su Facebook –: senza giustificazione sono usciti, sottraendosi al voto, i consiglieri Pierenrico Scalettaris, vicepresidente del Consiglio comunale (Azione) Paolo Ermano (lista del sindaco e Toni), Lorenzo Patti (Azione) e Alessandro Colautti (Alfieri della Libertà) e la consigliera Antonella Gatta (eletta con la lista del sindaco De Toni e ora nel gruppo Misto), ma è uscita dall’Aula anche e incredibilmente l’assessora Gea Arcella (lista del sindaco De Toni)». A commento di una replica di Di Lenardo, quindi, ha aggiunto come siano stati «vergognosi quelli di maggioranza che sono andati via senza motivazione, come ladri».
Apriti cielo. Se in calce al post si è scatenata una ridda di commenti – anche dei diretti interessati –, la condivisione dello stesso da parte di Matteo Mansi, eletto con il Pd, ha scatenato un vero putiferio nelle chat interne alle maggioranza. Ermano ha chiesto l’intervento del capogruppo dem Iacopo Cainero e del sindaco Alberto Felice De Toni come garante dell’alleanza spiegando a chiare lettere come questo caso sarà l’ultimo che potrà sopportare (politicamente). Alessandro Venanzi ha invitato a concentrarsi sui bisogni reali della città lasciando perdere mozioni sempre più divisive. Scalettaris, invece, ha chiesto ai due eletti in Comune dello stesso partito di Pellegrino – cioè l’assessore Arianna Facchini e lo stesso Di Lenardo – di prendere le distanze dalla consigliera regionale annunciando che il suo gruppo non firmerà più alcuna mozione fino al termine del mandato.
Alla fine, a provare a calmare gli animi ci ha provato proprio Cainero. «La posizione di Mansi non è affatto quella del partito – ha detto il capogruppo dem –. A Pellegrino, invece, dico che non sono condivisibili né i toni né i modi con cui si è espressa. Le liste di proscrizione non fanno parte del nostro dna e non sono accettabili. Se vuole discutere delle posizioni, politiche e personali, degli alleati, può usare le sedi opportune». Un bel guazzabuglio, non c’è che dire, ma che si sarebbe potuto evitare. Specialmente in una coalizione “arca di Noè” che unisce un gruppo del tutto eterogeneo e che va dai post democristiani e socialisti alla sinistra e ai verdi. E che ha bisogno di tutto, tranne di farsi del male da sola su argomenti in cui non ha alcuna potestà
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