Udine, alle Grazie ora nasce il “partito” pro parroco

Prese di posizione contro i contestatori. Il direttore Coppeto: accuse ingiuste. I giovani al fianco del priore: un manager deve gestire le strutture universitarie

UDINE. «I veri parrocchiani prendono le distanze dalle critiche sulla gestione della parrocchia della Beata Vergine delle Grazie». Il direttore del Consiglio pastorale, Carlo Coppeto, getta acqua sul fuoco acceso dalla polemica scoppiata all’interno dello stesso Consiglio composto da 21 componenti, un terzo eletto dal parroco e due terzi dalla parrocchia.

Le diversità di vedute tra chi approva e chi critica l’attuale gestione della parrocchia e delle strutture ricavate nell’ex cinema Roma (di cui abbiamo riferito giovedì) ieri sono state illustrate dallo stesso parroco, padre Francesco Maria Polotto, all’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato e al priore dell’Ordine dei servi di Maria, Lino Pachin. Dopodiché padre Polotto si è chiuso nel silenzio. «Questo è un momento per tacere - ripetono in tanti - affronteremo i problemi nelle sedi opportune».

Che lo scontro, soprattutto sul possibile arrivo di un manager a cui il priore vorrebbe affidare la gestione della foresteria universitaria e dell’auditorium, sia più acceso di quello che vogliono lasciare trasparire, lo conferma il cartello contro il parroco comparso giovedì sera su una colonna della basilica delle Grazie. Anche a seguito di questo gesto «ingiusto» per molti, quella di ieri è stata la giornata della difesa dei frati dell’Ordine dei servi di Maria.

Il primo ad alzare il telefono per dire «mi meraviglio che questi consiglieri si definiscano cristiani» è stato Coppeto secondo il quale le firme consegnate al priore provinciale per tentare di bloccare il trasferimento di padre Cristiano «non erano 500». «Da cristiano dispiace assistere a queste cose» insiste Coppeto facendo notare che «padre Polotto, rispetto a padre Cristiano, ha ceduto una stanza in più alla parrocchia».

Sulla stessa lunghezza d’onda Gloria Vello, l’insegnante in pensione che si è battuta anche per salvare la chiesetta del Renati: «Non si può colpire l’opera dei servi di Maria - afferma - e il nuovo parroco va sostenuto». Ma la resa dei conti arriverà nella prossima seduta del Consiglio pastorale prevista per fine mese.

Nel frattempo, i giovani che hanno frequentato la parrocchia dal 2001 al 2007 e che - scrivono in una lettera - hanno terminato l’esperienza «a causa di un poco velato invito ad allontanarci, dopo essere stati isolati e ostacolati in ogni modo dall’allora parroco e priore», ritengono «insensata la preoccupazione rispetto al possibile affidamento delle strutture di recente costruzione a un manager».

Non solo, a loro avviso, questa scelta «sarebbe auspicabile e addirittura necessaria per garantire efficienza e trasparenza a una struttura la cui gestione è delicata». I giovani, insomma, vogliono un parroco che si occupi solo di temi pastorali.

«Padre Polotto - continuano - si autodefinisce giustamente e umilmente non in grado di gestire una situazione così complessa: egli vuole e deve fare il parroco, dal momento che il ruolo di paròn d’impresa che il suo predecessero sembrava talora rivestire non gli si addice. Sorprende tanta attenzione alle infrastrutture da parte di un piccolo gruppo organizzato di contestatori: ci si chiede se forse l’amministrazione di un imparziale manager esterno e certe dinamiche possa dare fastidio a qualche opportunista malintenzionato, interessato a reclamare una parte della gestione economica del complesso».

I ragazzi ritengono inoltre che la proposta di spostare le lezioni di catechismo dal giovedì pomeriggio alla domenica mattina può contribuire a riavvicinare le famiglie all’oratorio. Totale, quindi, la difesa di padre Polotto da parte dei giovani, «gli unici - scrivono - sfrattati in passato non dal chiostro, ma da tutti i luoghi della parrocchia».

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