Ucciso da un colpo di fucile durante la caccia, l’ultimo saluto a Paolo: «Una vita spesa per gli altri»

A Faedis tante le persone alla funzione funebre del 70enne colpito a morte da una fucilata esplosa accidentalmente. Durante la messa sono state lette le preghiere del cacciatore e del donatore

Viviana Zamarian
L'ingresso del feretro in duomo a Faedis (foto Petrussi)
L'ingresso del feretro in duomo a Faedis (foto Petrussi)

Quante volte Paolo avrà visto «i cinghiali nei boschi». Quante volte avrà assaporato, là, in mezzo alle colline in cui era cresciuto e dove amava sempre tornare «la pace che ci donano montagne, pianure, boschi e paludi, e i pensieri che ci suscitano: scrutando la natura ed ascoltandone la voce impariamo a ritrovarti nell’abisso del nostro spirito».

Recita così la preghiera del cacciatore che nella mattinata di lunedì 20 ottobre è stata letta al funerale di Paolo De Luca, 70 anni, ucciso da un colpo di fucile esploso accidentalmente da un compagno durante una battuta di caccia.

E tutti, nel duomo di Santa Maria Assunta di Faedis gremito, se lo immaginano «camminare nelle pianure e salire le colline e perché ci fai continuamente comprendere la bellezza della tua creazione».

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I carabinieri sul luogo dell'incidente a Faedis e, nel riquadro, Paolo De Luca

La comunità si è stretta alla famiglia, ai figli Gabriele, Fabiano e Lorena, al fratello Carlo e la cognata Daniela. E, in silenzio, ha accolto l’arrivo del feretro coperto da girasoli e rose bianche e color arancio. Ci sono gli amici cacciatori, quelli con cui condivideva la passione di una vita nella riserva di caccia di Faedis di cui era componenti attivo e già designato come futuro direttore per la sua precisione, il suo impegno e il suo rispetto per i regolamenti e le normative.

Ci sono i compaesani che lo conoscevano da sempre, i donatori dell’Afds di Faedis presenti con lo stendardo. Hanno letto la preghiera del donatore in friulano, che parla di carità, di generosità, di aiuto disinteressato nei confronti del prossimo. Principi cardine, questi, della vita di De Luca.

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I carabinieri nel luogo in cui si è verificato l’incidente e, nel riquadro, Paolo De Luca (foto Petrussi)

Lo ricorda anche don Federico Saracino durante la messa concelebrata con don Gianni Molinari a cui ha partecipato anche il sindaco Luca Balloch con la sua giunta. Nei vecchi libri della parrocchia ha trovato quando venne battezzato Paolo «pochi giorni dopo la sua nascita a testimonianza di come fosse grande il desiderio di trasmettergli subito la fede».

Una vita spesa per gli altri, «giorno dopo giorno. Con la sua presenza, il nostro Paolo, da padre, da fratello da amico, da componente di questa comunità, ha saputo donare molto. Ci ha insegnato così a vivere fino in fondo, senza abbattersi mai, senza tentennamenti, nella pienezza della Parola del Signore, anche quando aveva dovuto affrontare ostacoli durante la vita diventando così una testimonianza».

Il ricordo unisce tutti, nel giorno dell’addio. La passione per la caccia, la disponibilità, il suo esserci sempre quando un amico aveva bisogno di una mano, il punto di riferimento in famiglia. Faedis si è fermata per salutare «una persona buona e gentile» ripetono all’esterno della chiesa.

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La vittima Paolo De Luca con, a destra, l’amico Cesare Pellegrini

Terminata la funzione – per volere della famiglia sono state richieste offerte da destinare all’associazione Spirali di Energia e non fiori –, prima dell’ultimo viaggio terreno di De Luca, le persone si sono strette attorno alla famiglia, all’esterno della chiesa, in un abbraccio collettivo.

Per salutarli, per stringerli forte, per sostenerli con la loro vicinanza e presenza. Il figlio Gabriele guarda il feretro in cui riposa il padre, lo accarezza con una mano prima di salutarlo per sempre.

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