Turismo sulle due ruote Fiab: 15 punti critici



Per il secondo anno consecutivo, a Lignano sventola la bandiera gialla firmata Fiab, il segno distintivo dell’appartenenza alla rete dei Comuni ciclabili d’Italia. Tuttavia sono molteplici gli ostacoli che segnano la località marittima frenando il turismo sulle due ruote nell’Alto Adriatico friulano.

Con un’ottantina di soci, la sezione lignanese della Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, si costituisce parte attiva «per migliorare l’offerta e rendere Lignano meta cicloturistica» sempre più attrattiva: sulla questione è stato redatto, infatti, un documento che, indirizzato all’amministrazione comunale, in 15 punti sintetizza le criticità principali e le relative migliorie da apportare da Riviera a Sabbiadoro. Dalla condizione in cui versano alcune piste ciclabili alla mancanza delle stesse in alcune zone del litorale, dall’assenza di stalli per il posteggio delle biciclette all’insufficienza della segnaletica ad hoc e fino all’introduzione di progetti formativi e informativi dedicati alle scuole ma anche all’intera comunità. Il Comune si è già dichiarato disponile al confronto anche se «a livello di Giunta il documento è ancora da esaminare» spiega l’assessore alla Viabilità, Marina Bidin. Secondo Andrea Barbieri, presidente Fiab Lignano, e il resto del direttivo, sono molteplici le piste ciclopedonali da rivalutare in quanto poco funzionali e non sicure: da quella di Lungomare Alberto Kechler a quella di Lungomare Riccardo Riva e quella di via Latisana. In più, lungo gli stessi viali fronte mare sarebbe necessario disporre di stalli per parcheggiare le biciclette. Ma anche Lungomare Trieste viene messo al vaglio per la promozione del cicloturismo e della mobilità lenta. Nell’ottica di prolungare sempre più la stagione turistica, inoltre, secondo Fiab bisognerebbe estendere il periodo in cui viene effettuato il trasporto delle bici sui mezzi pubblici, come autobus e barca. Sarebbe inoltre utile realizzare una “zona cuscinetto” davanti alle scuole in cui alle auto sia inibito il passaggio nell’orario di ingresso e uscita degli alunni. E si sottolinea la necessità di progetti per educare i più giovani nella scelta di una mobilità lenta, d’intesa con le forze dell’ordine. —

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