Turismo sanitario in Veneto, AssoSalute: fermate i friulani

In centinaia varcano il confine per ridurre i tempi di attesa. E la Regione paga. Bastano pochi giorni per visite esami o interventi, ma i privati locali insorgono

UDINE. Mesi di attese per un esame, una visita, un intervento. A volte anche anni. Le segnalazioni sono all’ordine del giorno.

Eppure, se solo si varca il confine regionale, con la stessa impegnativa e pagando lo stesso ticket una risonanza magnetica programmata sei mesi più tardi viene fissata nel giro di un paio di giorni. Si chiama turismo sanitario e mobilita centinaia di friulani ogni anno.

I pazienti macinano un po’ di chilometri. Intanto la Regione paga, mobilitando così una migrazione che non smette di crescere. Fra i più “gettonati” ci sono il Casa di cura Rizzola a San Donà di Piave che fa diagnostica a tempi record, per non parlare del Centro medico San Biagio a Fossalta di Portogruaro.

Poi c’è la Casa di cura Giovanni XXIII a Monastier di Treviso che nel settore dell’Ortopedia garantisce visite, esami, interventi, ricoveri, protesica e riabilitazione a tantissimi friulani. Così il Policlinico San Marco di Mestre. Per non parlare della sontuosa Casa di cura Park villa Napoleon sul Terraglio a Preganziol dove migrano tantissimi dei nostri malati psichiatrici.

Ovviamente a spese della Regione Friuli Venezia Giulia. «E intanto noi abbiamo i budget contingentati e divisi in dodicesimi – è la protesta di AssoSalute Fvg, che rappresenta una ventina di strutture sanitarie e socio sanitarie private friulane, accreditate e non, che operano a diversi livelli (da quello ospedaliero a quello polispecialistico) fra le quali Casa di Cura città di Udine, Olomed, Carnia Salus, Friul Coram, solo per citarne alcuni.

«Se solo la Regione accordasse agli erogatori privati accreditati locali le risorse che paga ai colleghi di oltre Livenza, la fuga di pazienti del Friuli Venezia Giulia verso il Veneto cesserebbe pressochè del tutto e immediatamente» argomenta il vicepresidente di AssoSalute Giovanni Battista Bellis.

«Da anni - spiega Bellis - continuiamo ad evidenziare il grande danno derivante dal fatto che la Regione impone rigidi tetti di budget agli erogatori locali, con conseguente generazione di liste di attesa incongrue rispetto al tipo di servizio richiesto.

Il turismo sanitario verso il Veneto determina danni su tutti i fronti: non solo, infatti, si crea un disagio al cittadino, che poi deve accollarsi anche i costi collegati allo spostamento, ma si creano e finanziano servizi, occupazione, reddito in località extraregionali, con il denaro dei contribuenti del Friuli Venezia Giulia».

Il fenomeno non si ferma, anzi. La scorsa settimana, inaugurando un impianto di risonanza magnetica a Fossalta di Portogruaro, il vicepresidente della Regione Veneto ha deliberatamente dichiarato che il nuovo macchinario sarà a disposizione anche dei cittadini del Friuli Venezia Giulia.

«Un tanto - continuano i dirigenti di AssoSalute Fvg - senza che da queste politiche il Servizio sanitario regionale risparmi alcunché, visto che paga a piè di lista le prestazioni erogate altrove, senza programmazioni, tetti di spesa né possibilità di intervento in termini di verifica degli standard di qualità, come invece accade per le strutture accreditate attive sul suo stesso territorio».

Per farla breve: freni tirati alle aziende locali (con ulteriori decurtazioni del budget sulle prestazioni ambulatoriali in virtù della recente delibera 1813), porte aperte senza alcun vincolo né parametro alle strutture che contribuiscono a creare servizi e ricchezza altrove».

AssoSalute Fvg è pronta a dare tutta la propria disponibilità: «Se almeno una parte delle risorse che la nostra Regione paga a strutture operanti in altri territori venisse attribuita alle strutture attive invece in Friuli Venezia Giulia, automaticamente l'offerta di prestazioni aumenterebbe in proporzione diretta, con tempi veloci e con certezza di risultato e di costi».

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