Trovate esche col topicida: cane avvelenato, è grave

San Vito al Tagliamento, nella zona di via Gramsci è il quarto episodio denunciato in pochi mesi. Parla la proprietaria: «È il gesto di gente spietata. Non sappiamo se ce la farà»

SAN VITO. «Bocconi avvelenati sparsi da ignoti: la situazione in questo quartiere appare fuori controllo. E’ il quarto caso da quest’estate ad oggi». A riferirlo è la proprietaria del cane Checo, un labrador di 12 anni che fino a pochi giorni fa era in perfetta salute, ma ora sta lottando per sopravvivere.

«E’ stato avvelenato qualche giorno fa da bocconcini trovati in strada, di sera, durante una passeggiata – ha riferito l’insegnante Magda Aprilis, che risiede in via Santa Sabina –. Non sappiamo esattamente dove, comunque nella nostra zona, tra le vie Gramsci, Sturzo, Matteotti o Fontanasso».

Il marito aveva portato a spasso il cane in quella zona mercoledì scorso. Il labrador ha accusato i primi sintomi due giorni dopo, in linea con i tempi del topicida ingoiato. Soltanto in quella circostanza, il proprietario del labrador si è ricordato che, due sere prima, il cane – guinzaglio lungo, per non infastidirlo - si era diretto verso un piattino di plastica sistemato a bordo strada.

Dove, di preciso, non lo ricorda. In quel momento non era sembrato strano che Checo ci avesse infilato il muso dentro, soltanto per pochi secondi. Pareva innocua spazzatura alla deriva. Invece, due giorni dopo, il cane ha iniziato a star male e a non mangiare.

«Stando alle analisi, si tratta di veleno per topi – ha riferito Magda Aprilis –. Ancora non sappiamo se se la caverà. Per ora sta molto male, e si trova ancora ricoverato e sotto osservazione alla clinica veterinaria di Rosa».

Al malcapitato labrador, cui sono state riscontrate emorragie interne, è stata effettuata una trasfusione.

«Al di là dell’enorme dispiacere, c’è anche da dire che per le cure sinora abbiamo speso 330 euro, e chissà quanto ancora spenderemo – altro aspetto evidenziato da Aprilis –. I bocconi non erano certo stati messi lì apposta per il nostro cane, ma il delinquente o deficiente che li ha preparati dovrebbe conoscere le conseguenze di gesti simili.

E se il veleno non era diretto ai topi, bensì magari ai gatti randagi, non mi pare si tratti di un’azione lodevole».

Oltretutto, in zona non mancano precedenti. In un prato tra le case Ater di via De Gasperi, a luglio era stato trovato un piattino contenente bocconcini e latte con lumachicida (un cane finì dal veterninario). Ad agosto, analogo ritrovamento nello stesso punto.

E si arriva a settembre, quando un residente ha trovato una polpetta avvelenata nel proprio giardino: il suo cane la stava per ingoiare. A questo nuovo caso ancora non è seguita una denuncia – i proprietari dovrebbero procedere a breve -, anche se, come osservano all’ufficio Ambiente, in caso di avvelenamento i veterninari hanno l’obbligo di segnalare l’episodio al sindaco.

Dopo di che, vengono attuati accertamenti e, se individuato, a carico del responsabile scattano provvedimenti e sanzioni.

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