Foto Andrea Lasorte
Foto Andrea Lasorte

Trieste, il giorno dopo l’incendio in via Galilei: una famiglia ancora ricoverata, grave un settantenne

Il rogo è divampato nella notte del 3 luglio. Undici persone intossicate, fra cui due bambini. In corso le indagini sulle cause: due appartamenti inagibili

Maria Elena Pattaro

Il giorno dopo l’incendio che ha sconvolto la quiete notturna di via Galilei, resta viva la paura tra i residenti. Nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 luglio, poco dopo le 23, un violento rogo è divampato all’interno di una palazzina di cinque piani, interessando dapprima un appartamento al secondo piano e, pochi minuti dopo, anche il terzo.

Le fiamme hanno costretto all’evacuazione immediata di tutti gli abitanti dello stabile, mentre un imponente dispiegamento di mezzi — cinque veicoli dei Vigili del fuoco con una quindicina di operatori, ambulanze e volanti della Polizia — è intervenuto per domare il rogo e mettere in salvo le persone presenti.


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Undici i residenti trasportati in ospedale per intossicazione da fumo, fra cui alcuni bambini. Di questi, una famiglia di origini senegalesi — madre, padre e due figli, uno dei quali di meno di un anno — è ancora ricoverata. I piccoli sono stati affidati alle cure dell’ospedale pediatrico Burlo Garofolo, mentre gli adulti si trovano in osservazione al Pronto soccorso. Grave il 70enne ricoverato per aver respirato il fumo dell’incendio

Conclusa la fase emergenziale intorno all’una e mezza di notte, i Vigili del fuoco hanno proseguito con la messa in sicurezza della struttura, passando in rassegna ogni appartamento per verificare l’assenza di monossido di carbonio e valutare l’agibilità degli alloggi.

Al momento, due appartamenti risultano inagibili: quello da cui si è originato l’incendio è stato posto sotto sequestro, mentre il secondo — colpito anch’esso dal rogo — è stato interdetto all’uso per motivi di sicurezza.

Violento incendio in via Galilei a Trieste, il video racconto



La testimonianza di Dario

«La sera dell’incendio ci stavamo preparando per andare a dormire», racconta Dario Degrassi, uno degli abitanti della palazzina finiti al pronto soccorso per intossicazione. «A un certo punto, mia moglie ha ritirato dentro la biancheria stesa e ha notato del fumo che veniva dal cortile. Mi ha chiamato e subito ho capito che era qualcosa di serio. Il fumo era denso, già allora. Abbiamo chiamato i vigili del fuoco: siamo stati tra i primi, forse i primissimi a segnalare».

«Il fumo era ovunque»: la notte dell’incendio nel racconto di un residente

Poi, l’allarme e il panico. «Qualcuno ha suonato il campanello, ma non si capiva chi fosse. Ho aperto la porta d’ingresso pensando che magari fosse qualcuno venuto per avvisarci. Ma appena aperta la porta, ho visto il fumo: era densissimo, non si vedeva a un metro di distanza. Ho pensato: se c’è qualcuno lì fuori, come faccio a vederlo? Per fortuna non si è fatto male nessuno».

Nel caos, la scelta più logica: rifugiarsi dove l’aria era ancora respirabile. «Siamo corsi in cucina, era l’unica stanza con meno fumo grazie alla finestra. Ma nel giro di pochi minuti anche lì si è riempito tutto. Poi, per fortuna, sono arrivati i vigili del fuoco: sono entrati con i caschi e ci hanno portati fuori».

La facciata del palazzo di via Galilei dove è scoppiato l'incendio (Foto Lasorte)
La facciata del palazzo di via Galilei dove è scoppiato l'incendio (Foto Lasorte)

Al pronto soccorso, è iniziata la fase degli accertamenti. «Ci hanno fatto una marea di esami: emocromo, radiografie, elettrocardiogramma... non saprei neanche elencarli tutti. Sono stati molto meticolosi. Certo, è stata una nottataccia: non abbiamo dormito, siamo stati separati. Ma devo dire che il personale è stato davvero bravo». Dario non è ancora rientrato nel suo appartamento. «Non ce l’ho fatta. Tremiamo all’idea di cosa troveremo dentro. Con tutto quel fumo, probabilmente sarà tutto da buttare».

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