Tre indagati per una truffa da 80 mila euro

Un imprenditore agricolo affidatosi a consulenti si è ritrovato con una fideiussione fasulla e una fornitura di vino mai pagata

UDINE. Quando l’azienda vinicola si è trovata in crisi di liquidità il titolare ha contattato dei consulenti finanziari che potessero aiutarlo ad accedere a un mutuo o al credito bancario per risollevare le sorti dell’azienda. Alla fine il malcapitato titolare di un’azienda di Prepotto si è ritrovato con una falsa fideiussione in mano e con una fornitura di vino da 82.779 euro a un’azienda udinese, mai pagata.

Per questa vicenda la Procura ha iscritto tre persone nel registro degli indagati. Si tratta di Giovanni Paolo Marcuzzi, 49 anni di San Daniele, Roberto Russo 45 anni di San Giorgio di Nogaro assistiti dall’avvocato Giovanni Iannetti e del commercialista Massimo Ragogna 48 anni di Ragogna rappresentato dall’avvocato di fiducia Cesare Tapparo per fatti accaduti fra la primavera del 2011 e settembre dell’anno successivo.

L’avviso di conclusione delle indagini condotte dal sostituto procuratore Marco Panzeri è stato notificato nei giorni scorsi. A carico dei tre indagati vengono ipotizzati reati di truffa aggravata perchè in concorso tra loro avrebbero indotto in errore il legale rappresentante dell’azienda procurandosi un ingiusto profitto.

Venuti a conoscenza della situazione debitoria dell’azienda, Marcuzzi, titolare dalla società di intermediazione Sofim Srl, Russo, suo collaboratore, e Ragogna, commercialista di fiducia, avrebbero avanzato al titolare una serie di proposte di natura finanziaria volte a tutelare la vendita di vino dal rischio di insoluti.

In quel contesto sarebbe spuntato l’affare, ovvero la vendita di una consistente quantità di vino alla “Giglio società cooperativa Srl” che, stando alla tesi accusatoria, lo stesso Russo avrebbe conosciuto. Così è stata proposta la polizza fideiussoria da 80 mila euro con la Confintrade di Roma, che avrebbe dovuto garantire la transazione. Peccato si trattasse di una società inesistente.

E poi è arrivata la vendita alla Giglio, cooperativa con sede dichiarata in Vicolo Sutti avente per oggetto pulizia di edifici, ma, manco a dirlo, mai stata operativa. Per quella consulenza finanziaria l’azienda vitivinicola pagò ben 560 euro, salvo ritrovarsi con un conto insoluto da 82.779 euro e una fideiussione tarocca. Le indagini, delegate alla Guardia di Finanza hanno portato all’individuazione delle responsabilità per tre persone.

Ma la posizione del commercialista, fa notare il difensore Cesare Tapparo, è diversa dalle altre.

«Il mio cliente è già stato sentito nel marzo del 2013 - spiega - e durante l’interrogatorio alla Guardia di Finanza ha spiegato che solo in un’occasione vide il legale rappresentante dell’azienda. Su richiesta di Marcuzzi, nei confronti del quale vantava 4 mila euro di crediti per consulenze mai pagate, fece un sopralluogo nell’azienda per valutare se questa avesse garanzie sufficienti per accedere al credito, ritenne che non ce n’erano e suggerì al titolare di creare una società di capitali che prendesse in affitto l’azienda per metterla al sicuro, operazione che non si fece mai, non ebbe altri contatti» afferma l’avvocato chiarendo la posizione del suo assistito.

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