Tragedia di Gemona, patteggia 20 mesi

GEMONA. È stata una tragedia della strada, come poche altre in Friuli, e niente, fuorchè il ricordo commosso delle vittime, potrà mai portare sollievo ai familiari, agli amici e all’intera comunità. Men che meno, la condanna di colei che, quello sventurato 22 giugno 2014, si trovava al volante dell’auto finita addosso a due moto e che, da allora, non sa darsi pace per il bilancio di morte dal quale proprio lei uscì miracolosamente illesa, o quasi. All’indomani dell’incidente che spezzò la vita a tre giovani e ferì irrimediabilmente una quarta, Alessia Soppelsa, 35 anni, di Tolmezzo, era stata indagata per omicidio colposo, aggravato dal numero delle persone decedute e dalle lesioni gravissime causate a un’altra. Ieri, la vicenda giudiziaria si è chiusa con il patteggiamento della pena a un anno e otto mesi di reclusione, sospesa con la condizionale.
L’inferno in pochi minuti
Sono quasi le 19, quando l’Opel Zafira condotta dalla Soppelsa lungo la statale 13, in direzione di Tolmezzo, invece di effettuare una curva, all’altezza di Campagnola di Gemona, prosegue dritta e invade la corsia opposta. In quel preciso istante, dall’altra parte della strada sta arrivando una comitiva di quattro amici in sella a tre motociclette.
L’impatto con la prima della fila è inevitabile e violento: mentre l’Aprilia sbatte contro il guard rail e prende fuoco, Marco Monaro, 25 anni, di Zugliano, e la sua fidanzata Laura Bassi, 19, di Cussignacco, volano a terra. Lui morirà poche ore dopo il ricovero in ospedale, lei sopravviverà, ma al prezzo dell’amputazione di una gamba. La seconda moto riesce a evitare l’auto, diventata ormai incontrollabile, mentre la terza sbatte sul cofano, sul lato destro. Kevin Crismani, 21 anni, di Mortegliano, entra letteralmente nell’abitacolo e muore sul colpo. Da quella parte è seduta Chiara Scalfari, 29 anni, di Tolmezzo, l’amica di Alessia Soppelsa. Anche lei cesserà di vivere poco dopo l’arrivo in ospedale.
Tutta colpa di un’ape
La conducente riporta lesioni giudicate non gravi. Interrogata dal pm Luca Olivotto, titolare dell’inchiesta condotta sulla base dei rilievi della Polizia stradale e della perizia tecnica affidata a un esperto incaricato di ricostruire la dinamica dell’incidente, la donna riferirà di avere perso il controllo dell’auto, per scacciare con la mano un’ape o una vespa che vi era entrata. Nel procedimento, è stata assistita dagli avvocati Andrea Ghidina e Pasqualino Stampanato, i legali dello studio di Tolmezzo dov’è impiegata.
La sentenza
Nel valutare la richiesta di applicazione pena avanzata dalle parti, il gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, ha ritenuto congruo riformularne il computo finale con un aumento di due mesi, in considerazione dell’aggravante del numero elevato delle vittime.
Nonostante le «gravissime conseguenze dell’incidente», il giudice ha giustificato la concessione delle circostanze attenuanti, equivalenti alle aggravanti contestate, in considerazione del parziale risarcimento del danno erogato dalla compagnia assicurativa ai familiari delle tre vittime. Nel motivare la propria decisione, il gup ha inoltre rilevato il «grado medio, non estremo, della colpa», avendo superato il limite di velocità di 30 chilometri orari in un tratto in cui è di 50, pur se in una strada a due corsie relativamente ampie, e ha escluso «l’esistenza di elementi concreti per attribuire la distrazione della conducente a ragioni più gravi dell’intrusione di un’ape, comunque non verificabile».
A causare il doppio frontale, inoltre, sia il pm sia il gup hanno indicato il concorso dei due motociclisti deceduti. All’applicazione della pena consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente per un anno e otto mesi.
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