Tra le borse in pelle nella bottega di Laura, che da bimba creava atelier per bambole

Viaggio alla “Pelletterie Modolo” specializzata nella concia vegetale. A Nimis il laboratorio apprezzato con commesse in tutto il mondo 

NIMIS. Con le bambole non ci giocava. Per loro aveva creato un atelier. «Era quello il vero divertimento». Confezionare vestitini e accessori. Aveva imparato a cucire a macchina stando a guardare la mamma. Poi, una volta adolescente, gli abiti non li cuciva più per gioco, ma per se stessa.

«Al tempo era normale che ci spronassero a imparare», dice. Una volta cresciuta, l’essere particolarmente portata per il disegno e le attività artistiche l’ha indirizzata alla scelta delle superiori.

Laura Mosolo, 58 anni, originaria di Faedis, ma a Nimis da quasi 40 anni – dove ha casa e bottega –, si è diplomata al Sello di Udine, indirizzo Maestro d’arte. Conclusi gli studi, racconta, il lavoro lo ha trovato vicino a casa. In una ditta nel settore delle borse in pelle.

«Mi si è aperto un mondo», dice. Quello che di lì a qualche anno si sarebbe trasformato nella sua attività. Perché quelle borse Laura ha cominciato a disegnarle. E subito il suo talento – affinato da numerosi corsi e dal diploma in pelletteria negli anni ’80 – è stato notato.

Tanto che non aveva nemmeno finito di perfezionare la tecnica che le è stato chiesto di collaborare con una società che aveva messo su pelletteria a Nimis. Lo ha fatto fino al 1994. Disegnando collezioni, preparando campionari, realizzando borse.

Cosa che ha poi sempre continuato a fare, ma in proprio, quando ha deciso di rilevare sede e macchinari dell’azienda dove tutto ha avuto inizio.

È nata così la “Pelletterie Mosolo” che, specializzata nell’utilizzo della concia vegetale, in breve si è fatta conoscere dappertutto – in Italia e all’estero – per le sue creazioni in pelle naturale di altissima qualità.

«Prediligo quella toscana – spiega Laura –, ricavata ancora come una volta, con lavorazione esclusivamente artigianale. Il pellame viene messo sotto sale e poi lasciato macerare con foglie di castagno e grassi naturali».

Il risultato? «Prodotti senza tempo che anche dopo anni di utilizzo restano intatti». Se poi la materia prima di pregio – leggera e in varie tonalità tra le quali cuoio, marrone, nero, verde bosco e blu – viene plasmata dall’inesauribile fantasia e dalla precisa manualità dell’artigiana, è un attimo che le borse Mosolo attirano l’attenzione dei massimi esperti del settore in Italia.

Così, per quasi 20 anni, da Roma a Firenze, da Milano a Vicenza e Verona – dopo aver ammirato le creazione made in Nimis esposte a Mipel, la più grande fiera internazionale della pelle e accessori moda di Milano a cui ha partecipato più volte –, l’estro di Laura è stato l’ingrediente principale di moltissime creazioni: borse e cartelle da lavoro, complementi da viaggio, borsette da donna, sacche, zaini, piccola pelletteria.

Dietro le firme più note del mercato c’era la mente e la mano del laboratorio artigianale di Nimis. «Negli anni ’90 ho avuto anche 15 dipendenti», racconta. Con commesse da tutto il mondo.

Dall’intera Europa, fino a Giappone e Stati Uniti. Tra i suoi clienti anche l’attore Michael Douglas che in un negozio di New York si è subito innamorato di una creazione firmata Pelletterie Mosolo.

Insomma, da una parte all’altra del mondo non passavano e non passano certo inosservate le produzioni senza tempo di Laura. «Da sempre punto sulla ricerca di forme lineari con pochissimi accessori e solo materiali di qualità».

Insieme alla spiccata fantasia restano gli ingredienti principali. Ieri come oggi. «Ho solo rallentato un po’ i ritmi», ammette. Ora produce esclusivamente col proprio marchio. Da mattina a sera in laboratorio, la smania di creare resta il filo conduttore di ogni sua giornata. «Non fatico, è qualcosa di innato», svela.

E l’ispirazione può arrivare da qualsiasi contesto. Anche un quadro – come quello della tarcentina Laura Pozzati o della pittrice di Lignano Lucia Sarto – che immediatamente si trasforma nell’immagine impressa in una borsa o in una pochette.

Lo stesso per le maioliche create a Strassoldo dall’amica Anna De Vincenzo con cui sta progettando una collezione che sarà lanciata a breve. E poi ci sono le borsette con i manici recuperati dai copertoni delle biciclette (ideata in occasione del Giro d’Italia di ciclismo).

«Quando vedo un materiale, che può essere pelle ma anche altro, so già cosa diventerà». È un attimo che Laura si mette alla macchina da cucire e comincia a creare.

L’emozione è sempre la stessa. Quella di quando ha cominciato a divertirsi creando. Quella provata nel realizzare la prima borsa in cuoio da sola. Quella di quando Vogue ha pubblicato una sua linea.

Aveva appena 22 anni. Ha preso l’auto e col cuore che le batteva all’impazzata è corsa a Udine a cercare la rivista nelle edicole della città. «In quella pagine c’era il mio nome e la mia collezione di borse a fiori», ricorda. Una prima volta a cui ne sono seguite tante altre, con suoi lavori apparsi su varie pubblicazioni.

Per nulla gelosa del suo saper fare si dice ben disposta a trasmettere quello che sa. «La porta è aperta a chi ha voglia di imparare», conferma. Dopo aver per anni insegnato in scuole professionali, oggi dedica parte del suo tempo ad un corso di pelletteria dell’Università della Terza età di Tarcento, mettendo «ben volentieri» a disposizione la sua esperienza (un gruppo di donne si è cimentato nella realizzazione di una borsa).

«Mi diverto – afferma –. E finché succederà mi troverete qui in laboratorio». Anche se sono passati tanti anni da quando ha iniziato, la vitalità è quella di allora. E c’è sempre un nuovo progetto che l’attende. Ora c’è da preparare un prototipo per una nuova collezione. E si intuisce che Laura, mentre ne parla, ha già in mente quale sarà il risultato finale. —


 

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