Tornatore gira un film in Friuli Il set a villa Colloredo/ FOTO

D’un botto Gorizzo conta più ospiti che autoctoni. Quando il cinema si muove, e qui è grande cinema, sposta popolosi quartieri. Arrivi sulla curva, appena passato il cartello, e sbatti lo sguardo come sempre su villa Colloredo Mels Mainardi, per tre giorni quartier generale di . The best offer, il kolossal di Giuseppe Tornatore, appena traslocato in Friuli dopo il soggiorno triestino.
«Più che un film è una tournée - dice sorridendo lo storico aiuto regista Alberto Mangiante - stiamo veramente seguendo un percorso infinito. Confortati dall’ottimo umore collettivo, da una tabella di marcia in perfetto orario e da un girato super. Cosa chiedere di più? Ecco, forse un meteo più stabile. Siamo costretti a seguire i capricci del cielo». Con la cortesia che contraddistingue la dinastia De Laurentiis, il produttore esecutivo Guido (fratello di Matteo che ha diretto il set cividalese diBella addormentata di Bellocchio) nonostante difficoltà logistiche improvvise, esce dalla zona protetta e ci raggiunge. «Qualche problema con i mezzi pesanti affondati nel fango del parco, ma i nodi sono fatti per essere sciolti. D’altronde una parte della scenografia, chiamiamola così, è piuttosto ingombrante e richiede attenzione. Stanotte stava in largo Panfili a Trieste, adesso è qui, pensi lei».
Spieghiamo. La richiesta di Tornatore è ben precisa. Racchiudere in uno sguardo, seppur ampio, un bar e un palazzo, necessariamente parti integranti di una piazza. E così mentre il bar è stato ricreato a Trieste, la villa scelta sta a un centinaio di chilometri. Quando vedremo il film in sala i due elementi faranno parte dello stesso spazio. No magia, si chiama blu screen. Con nonchalance coinvolgiamo De Laurentiis sulla questione regionale tagli, in parte rientrati, ai fondi cinematografici. «Guardi, noi andiamo avanti lo stesso, non abbiamo scelta».
Trama del film blindatissima. Padroneggiamo scarsi cenni: tutto gira attorno al mondo delle aste. «E non è una commedia» - precisa Mangiante. Forse un noir? «Nemmeno. Un po’ di pazienza, lo scoprirete presto». Sul prato è in transito, direzione set, nientepopodimenoche Geoffrey Rush, il protagonista, l’uomo d’oro del cinema mondiale (Oscar per Shine e nomination per Il discorso del re). Non da meno il resto del cast che conta: Jim Sturgess, Sylvia Hoeks e Donald Sutherland. «Grande professionista - dice Mangiante di Rush - un vero gentiluomo. Generoso e totalmente privo degli ormai noti vizi da star». Tornatore è inavvicinabile. Comprensibile. Gente che consuma il proprio azzardo (ogni film lo è) in pochi mesi sgobbando dodici e più ore il giorno. Affaticato (è uscito il sole e ci si prepara alla pioggia virtuale) pure il figlio e nipote dei proprietari di villa Mainardi, Giambattista Bianchi.
«Fa effetto avere il cinema in casa e non un cinema così. Si fatica volentieri. Una mano pare giusto darla». Come dire, invasioni pacifiche. Quanto pacifiche? «Assolutamente, soltanto qualche comprensibile variazione. Ci facciamo le ossa per la prossima metamorfosi del luogo, si spera: un agriturismo e un centro benessere».
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