Token non rimborsabili: la moneta unica del Jova Party scatena la rabbia dei fan

Lignano, sui social centinaia i commenti negativi sull’organizzazione dell’evento. «Impossibile spenderli, file interminabili davanti ai pochi punti di ristoro»

LIGNANO. Un gelato, un token. Una piadina, due e una bottiglietta d’acqua 0,5. Al Jova Beach Party si pagava così. Con la moneta del concerto. Al cambio, un gettone corrispondeva a tre euro.

Ma è stato proprio questo metodo di pagamento (già utilizzato in altri grandi eventi) a finire nel mirino dei fan. Ed è scoppiata la protesta, reale nel villaggio allestito sulla spiaggia Bella Italia, e poi virtuale sul web.

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Perché se è vero che il concerto di Jovanotti è la festa dell’estate, è altrettanto vero che qualcosa nell’organizzazione non ha funzionato. Prova ne sono i centinaia di commenti negativi che hanno affollato i social di Lorenzo Cherubini.

I VIDEO DEL CONCERTO DI JOVA A LIGNANO

C’è chi ha aspettato oltre due ore per cambiare 45 euro in token in una delle casse apposite e dopo non li ha potuti utilizzare perché raggiungere i punti ristoro “food & beverage” si è rivelata un’impresa impossibile non solo per la fila interminabile ma anche perché, come riferiscono molti spettatori, verso le 20.30 molti dei prodotti in vendita era stati terminati.

LE FOTO DEI FAN SULLA SPIAGGIA PRIMA E DURANTE IL CONCERTO

 

Scorte esaurite e in molti – che non aspettavano altro di poter mangiare un panino e bersi una bibita – hanno iniziato a protestare. Anche perché le monetine di cartone non sono rimborsabili.

Quindi, finita la serata e finite pure le bevande, non potendole utilizzare per comprare il merchandising ufficiale del tour, i fan sono stati costretti a portarle a casa, perdendo di fatto i soldi. Chi anche 120 euro.

A qualcuno è andata meglio. Al termine del concerto, viste le numerose lamentele, in molti sono stati rimborsati. Gli addetti alle casse, infatti, si sono ritrovati davanti centinaia di persone, che hanno chiesto indietro i soldi dei token che avevano comprato.

Non è mancato qualche momento di tensione. Inizialmente, infatti, come era stato già chiarito non era previsto alcun rimborso. Poi ad alcuni sono stati restituiti i soldi.

La maggior parte, invece, è ritornata a casa con una moneta inutilizzabile al di fuori del villaggio del Jova Beach Party. «Ma le regole dovrebbero essere uguali per tutti» affermano sui social network.

Disservizi che, inevitabilmente, hanno rovinato almeno in parte la festa che era stata preannunciata come un momento da vivere in libertà e totale spensieratezza. Sensazioni rovinate però dalle file interminabili. «C’era troppa gente ovunque» dicono ancora.

Gestione da rivedere, dunque e un debutto che non ha superato il banco di prova. C’è chi infatti di rivedere l’intera organizzazione in vista delle prossime tappe del tour considerando che Jova tornerà nella riviera friulana il 28 agosto. Un concerto in coda, insomma.

File per cambiare i soldi, file per comprare un panino, file per acquistare una bottiglietta d’acqua, file per il poter usufruire del bagno (pochi quelli allestiti a detta di chi c’era). E c’è anche chi ha criticato il numero esiguo dei punti ristoro per le migliaia di persone presenti e dei cassonetti pieni di rifiuti già a partire dal primo pomeriggio.

A essere premiata è stata l’idea avuta da Jova, quella sì. L’idea di trasformare il concerto in uno spettacolo unico, fuori dagli schemi, in una grandiosa festa in riva al mare, in un happening della musica con grandi artisti, in una città temporanea sulla spiaggia.

Nessuno prima ci aveva provato. Jova? «Una forza della natura» dice chi ha partecipato al concerto. Eppure, spente le luci, resta l’amaro in bocca. «Jovanotti bravissimo, ma più della metà del concerto l’ho passata a fare code su code».

Si riassume così il pensiero di centinaia di spettatori che ieri, per tutta la giornata, hanno commentato sulla pagina Facebook ufficiale dell’evento.

Domenica 7 il cantante, sempre molto attivo sui social, non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito alle critiche ricevute. E così, parafrasando una sua canzone, in migliaia hanno ripreso la via di casa con le tasche piene di token. Che non potranno spendere da nessun parte. Un ricordo – di certo non economico – della festa più grande dell’estate. —


 

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