Tarvisio, punto in gola da una vespa muore dopo cinque mesi di coma

TARVISIO. Quella puntura di vespa, alla fine, gli è costata la vita. Franco Paschini, pensionato di 61 anni di Cave del Predil, è morto giovedì all’ospedale di Tolmezzo dopo aver lottato per cinque mesi all’ospedale di Tolmezzo. Con grande partecipazione della comunità, i funerali sono stati celebrati a Cave.
L’episodio, che ha segnato così tragicamente il destino dell’uomo, era accaduto in un fine settimana d’estate nella casa di famiglia a Verzegnis, paese carnico di cui era originaria la famiglia di Franco Paschini che ha, però, sempre vissuto a Cave del Predil dove ha lavorato, fino al pensionamento, alle dipendenze dell’ex miniera come addetto all’officina meccanica.
A Cave del Predil, sposato con Giovanna Maggioni, stimata fioraia a Tarvisio, aveva l’abitazione principale. Il 18 luglio, la coppia, come era solita fare d’estate, era scesa da Tarvisio a Verzegnis, lei anche per ritemprarsi dopo una settimana di lavoro al negozio di fiori di Via Vittorio Veneto.
Verso sera accadde l’episodio che mai nessuno si sarebbe aspettato e che ha segnato il destino dell’uomo e della sua famiglia. Paschini stava lavorando nel campo davanti a casa, quando – pare dissetandosi con una bibita – è stato punto dalla vespa alla gola.
Da lontano, la moglie Giovanna si è accorta che gli era successo qualcosa ed è accorsa in suo aiuto. Purtroppo, lo choc anafilattico è stato violento e per loro in quel momento è cominciato il calvario.
Ricoverato al reparto dell’area emergenza della medicina dell’ospedale di Tolmezzo, l’uomo non si è più ripreso. I sanitari si sono prodigati con costanza, facendo tutto il possibile.
La moglie, la sorella Loretta e i parenti gli sono stati giornalmente vicini, sostenuti dalla speranza che il loro caro potesse riprendersi, ma non c’è stato proprio nulla da fare.
Al funerale di Franco Paschini celebrato dal parroco don Giuseppe Morandini nella chiesetta di Sant’Anna dell’ex centro minerario, s’è radunata una folla di estimatori che la chiesa non ha potuto contenere interamente. In tanti hanno infatti seguito la funzione all’esterno.
Il celebrante, durante l’omelia, dopo aver rivolto alla moglie e ai familiari il cordoglio della comunità parrocchiale, ha tratteggiato brevemente la vita dello scomparso, il suo impegno nel lavoro (era presente alle esequie anche una rappresentanza dell’associazione dei minatori con le tradizionali divise, mentre l’amministrazione comunale era rappresentata dall’assessore Christian Della Mea) e la sua partecipazione alle iniziative in favore della comunità.
Dopo il rito, è seguito l’ultimo saluto alla salma. Anche chi non aveva trovato posto in chiesa ha potuto dedicare qualche minuto al defunto. Quindi il feretro con l’automezzo delle pompe funebri è partito alla volta di Udine per la cremazione.
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