Tampone obbligatorio per entrare in Slovenia dal 15 marzo: «Gravi disagi per i frontalieri»

TRIESTE. La decisione del governo sloveno di imporre l’effettuazione di un tampone per l’ingresso in quel Paese a partire dal 15 marzo «condizionerà pesantemente gli spostamenti dei lavoratori frontalieri».
Così in una nota il Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia che «pur prendendo atto che le misure sono state adottate per far fronte all’aggravarsi della pandemia» auspica che «l’evolversi della situazione sia attentamente monitorato per ristabilire al più presto l’applicazione dei diritti alla libera circolazione per i lavoratori frontalieri, così come previsto dalle linee guida del Consiglio europeo sull’attraversamento delle frontiere durante la pandemia».
Per il Consiglio sindacale i dieci giorni di moratoria prima dell’entrata in vigore della misura «rappresentano una possibilità in più per poter consentire ai lavoratori di organizzarsi sottoponendosi ai test, magari utilizzando quelli veloci antigenici, meno costosi e di più facile attuazione, sebbene ancora di difficile reperibilità nelle farmacie del Friuli Venezia Giulia».
Il Csir rivolge infine «un appello al Governo sloveno perchè si faccia carico del costo del tampone dei lavoratori transfrontalieri, così come avviene in Austria» consentendo «anche ai non residenti di sottoporsi ai test in territorio sloveno».
Sul punto venerdì 5 marzo, si è espresso anche il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, in collegamento in videoconferenza assieme al vicegovernatore Riccardo Riccardi, all'incontro con Governo, Regioni, Anci e Upi con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l'emergenza Covid.
"Confiniamo con Austria e Slovenia due confini con forte contagio e rilevanti mutazioni. Noi non transitiamo in quelle aree ma da quelle zone si muovono per arrivare da noi e questo ci preoccupa", ha rilevato Fedriga.
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