«Tagli del 20% alle paghe dei dipendenti regionali»

La proposta-provocazione del sindaco di Gemona Urbani: salvaguardia solo per i redditi più bassi, il Comparto unico ha fallito
Gemona 03 Novembre 2012 staffetta Copyright Petrussi press Turco
Gemona 03 Novembre 2012 staffetta Copyright Petrussi press Turco

GEMONA. Torna alla carica il sindaco di Gemona Paolo Urbani. L’obiettivo è ancora una volta il costo, a suo giudizio tanto esorbitante quanto ingiustificato, del contratto dei dipendenti regionali e del Comparto unico. La sua è una posizione defilata.

Se ormai la maggior parte di politici e amministratori, così come il sindacato, riconoscono che qualcosa nel sistema va rivisto, nessuno si spinge a chiedere, come fa lui, l’abolizione del Comparto da un lato e l’applicazione di un contratto di solidarietà per i dipendenti pubblici dall’altro.

Proposte impopolari a dir poco, cui il sindaco di Gemona dà voce a un passo dal delicato appuntamento con le urne, previsto per maggio. Il suo Comune andrà al rinnovo in primavera e le dure posizioni assunte in materia di retribuzione dei dipendenti pubblici, Urbani potrebbe pagarle.

Ma la prospettiva non gli fa cambiare rotta e mentre Anci e i sindaci dei Comuni capoluogo si limitano a rilevare il sostanziale fallimento del Comparto unico, Urbani si spinge oltre chiedendone la cancellazione.

«Le riforme – esordisce – devono oggi puntare non tanto a una rivisitazione del sistema quanto a un’urgente diminuzione della spesa pubblica».

Come? «Applicando, sia per i regionali che per i dipendenti del Comparto unico, un contratto di solidarietà che tagli gli emolumenti in media del 20%, tutelando le fase di reddito più basse. Eliminando benefit ormai anacronistici. Riducendo premi che non possiamo più riconoscere a un apparato additato da tutti come poco produttivo. E ancora, iniziando ad applicare il contratto nazionale per stabilizzare i precari, con un vantaggio duplice: garantire a questi ultimi la certezza del posto di lavoro da un lato, alleggerendo dall’altro la spesa per gli enti locali che oggi sono costretti a pagare emolumenti superiori nell’ordine del 20% causa Comparto unico».

Urbani fa qualche conto a spanne. «Pensiamo solo che se il nostro personale, che oggi beneficia in Regione di redditi medi di 60 mila euro che diventano 35-40 mila nei Comuni, fosse portato ai livelli di retribuzione delle regioni ordinarie avremmo un risparmio annuo immediato di circa 60 milioni di euro. Risorse sufficienti per il funzionamento di non uno, ma ben quattro ospedali di rete che oggi invece rischiano di far le spese dei tagli, mentre si confermano benefit, prebende e stipendi da capogiro ai dipendenti».

Urbani invoca un cambio di rotta. Politico anzitutto. «Commissioni da prima Repubblica, di quelle che servivano a non risolvere i problemi composte com’erano da soli dipendenti pubblici, sono inutili – attacca il sindaco riferendosi all’intenzione, annunciata dall’assessore Panontin di dare i natali a una commissione di tecnici per dirimere la questione Comparto unico -. Come si fa ad affidare il caso ai dipendenti, cioè a coloro ai quali vorremmo tagliare gli stipendi? Qui ci vogliono scelte politicamente condivise, e non con i dipendenti, per aggredire la spesa. E ci conviene farlo subito, in prima persona, studiando il modo migliore per non incidere negativamente sul livello e la qualità dei servizi, prima che con la mannaia arrivi la troika europea e ci costringa a fare manovre drastiche da lacrime e sangue».

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